A Civitavecchia proteste contro l’hotspot temporeaneo

A Civitavecchia proteste contro l’hotspot temporeaneo

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Non è bastata la (mezza) smentita, arrivata nella tarda serata di venerdì dalla prefettura: il progetto ventilato di apertura di un hotspot per migranti – il quarto in Italia dopo quelli di Taranto, Lampedusa, Pozzallo e Trapani – continua a scuotere Civitavecchia, la città in provincia di Roma che ospita il secondo porto europeo per numero di passeggeri in transito.

Ci si accapiglia, ma l’impressione è che pochi degli attori in campo sappiano davvero ci cosa si stia parlando. Tutto è cominciato due giorni fa, con la visita di una delegazione composta da funzionari della prefettura, della questura insieme ad esponenti della protezione civile e all’autorità portuale. C’era anche il sindaco Antonio Cozzolino, del Movimento 5 Stelle, che ha da subito manifestato la sua opposizione: «Non siamo nelle condizioni di ospitare tanta gente».

La struttura dovrebbe sorgere al molo 28, nella parte settentrionale del porto, quella utilizzata finora soprattutto dalle navi mercantili che trasportano automobili verso gli Stati Uniti e impiegata nelle operazioni di imbarco verso la Tunisia. Da qui, il centro della città dista circa tre chilometri. Più vicina è la borgata Aurelia, il nucleo residenziale costruito negli anni Venti del secolo scorso per ospitare lavoratori dell’industria chimica che ha conosciuto diverse mutazioni: oggi ad esempio ospita la chiesa ortodossa, frequentata dalla locale comunità rumena.

La deputa Pd Marietta Tidei ricorda che in città, al momento, non è ospitato neanche un richiedente asilo: «Ci auguriamo che i toni si facciano più responsabili – dice – Tutti dovremo attivarci per far trovare il porto pronto a ogni eventualità, evitando di riproporre lo schema adottato per la caserma De Carolis, invece di lanciarsi in allarmismi dal sapore elettorale». Il riferimento è a una struttura in disuso che doveva trasformarsi in Cara, ma anche allora le proteste dei cittadini fecero cambiare idea. Oggi è tornata ad essere abbandonata, un rifugio di fortuna per qualcuno dei migranti che da cinque anni sono rimasti bloccati da queste parti.
«Non sono previsti sbarchi a Civitavecchia – spiegano dalla prefettura di Roma – Si tratta solo di misure preventive, per attrezzarci ad eventuali esigenze».

Le destre gridano all’«invasione dei migranti». Matteo Salvini annuncia la sua presenza in città per domani sera. E oggi sarà il turno di Giorgia Meloni.Luigi Di Maio si improvvisa timoniere: «Per arrivare a Civitavecchia dalla Libia ci vogliono 72 ore di navigazione – dice – Con lo stesso tempo si va anche in Spagna o in Francia».

Per il coordinamento locale dell’Mdp, se alcune banchine venissero «riservate alle attività di prima accoglienza dei migranti sarebbe un ulteriore colpo sull’asfittica economia portuale».
I toni sono paradossali perché le tratte di navigazione e l’«accoglienza» c’entrano davvero poco con questa storia: gli hotspot sono centri di smistamento e controllo, luoghi pensati per scremare i «migranti economici» dai richiedenti asilo.

Se mai dovesse ospitarne, il porto di Civitavecchia non diventerà approdo di barconi o navi di Ong: con ogni probabilità è stato scelto dal ministero dell’Interno in quanto luogo facilmente perimetrabile, è difficile che si pensi di fare arrivare le navi dal sud del Mediterraneo direttamente in mezzo al Tirreno. Come avviene all’hotspot di Taranto, ci saranno trasferimenti interni.

FONTE: IL MANIFESTO



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