Re David: «Donna, aperta e battagliera: la Fiom va avanti»
«Alla sinistra serve radicalità su lavoro, migranti, politica industriale e welfare. Ben venga la lista unica. «Marchionne? Se ci riconoscerà come ha fatto Federmeccanica…»
Francesca Re David è la nuova «segretaria» – «al femmminile ci tengo» – generale della Fiom, eletta con 221 voti su 246 dall’Assemblea generale. È la prima donna in 116 anni di storia del sindacato dei metallurgici. In mattinata l’abbraccio e il bacio con Maurizio Landini hanno suggellato la staffetta davanti ai militanti. Al terzo piano Corso Trieste 36 i due sono ancora insieme nel pomeriggio ridendo e scherzando con i componenti della segreteria che ha rimesso il mandato nelle sue mani.
Re David, sono stati giorni emozionanti per lei e per la Fiom. Come li sta vivendo?
È difficile parlarne. Io cerco sempre di essere impenetrabile in pubblico. Ma questa volta non è stato possibile. Io sono in Fiom dal 1987 quando appena laureata – il termine precario non c’era ancora – presentammo un progetto a Sandro Bianchi. Facemmo un corso di formazione per innovatori tecnologici tenuto anche da un psichiatra junghiano a cui partecipò anche Maurizio, appena uscito da delegato di fabbrica a Reggio Emilia. Ci conosciamo da allora anche se poi abbiamo fatto percorsi sindacali diversi, ognuno con la sua personalità fino agli anni in segreteria in cui sono entrata nel ’98 al posto di Susanna Camusso. La sua proposta di prenderne il posto è giunta inaspettata, non era nei miei progetti. Ma la Fiom è la mia passione e proverò ad essere all’altezza specie venendo dopo Maurizio che incarnava l’anima dei lavoratori e si è fatto amare molto. Oggi mi sono sentita accolta dall’orgoglio, dall’affetto, dalla stima dei delegati.
A proposito di Camusso e Cgil. Se da lunedì Landini sarà a Corso Italia, lei ha già anticipato che a settembre nella nuova segreteria Fiom ci sarà un componente proveniente dalla confederazione. È la «normalizzazione» dei rapporti dopo anni di conflitto?
Maurizio proseguirà un percorso, il rapporto dialettico di questi 7 anni. Per quanto riguarda il componente che la Cgil individuerà per la nuova segreteria, diciamo che ristabiliamo la reciprocità che c’è sempre stata con l’unica eccezione del 2004 quando fu Fausto Durante a decidere di non entrare, non noi ad escluderlo. Il rapporto con la Cgil nella storia della Fiom è sempre stato basato sull’autonomia, che rivendico ancora. Per il resto mi metterò al lavoro da subito in nome della continuità e del rinnovamento come condiviso con Maurizio.
In questi anni lei è stata una sorta di ministro degli esteri della Fiom e di Landini. È stata lei a partecipare alla nascita di Sinistra Italiana, ad intervenire al Brancaccio. Auspica una la lista unica a sinistra del Pd? “Unire la sinistra per unificare il lavoro” è uno slogan che condivide?
Diciamo che sono stata la ministra degli esteri in Italia. Se invitata dai partiti, partecipavo come Fiom. E ripetevo e ripeterò che il vero problema a sinistra è la crisi della rappresentanza. Ci andavo perché credo che dobbiamo mantenere un rapporto con chi fa le leggi, visto che la svalorizzazione del lavoro è arrivata per via legislativa. Ma penso che la riunificazione del mondo del lavoro sia più importante dell’unificazione della sinistra. Intendiamoci, se si arriva ad una lista unica è positivo ma a me interessa di più che ci si unisca su 4-5 temi su cui ci si impegna con radicalità. E su questi, consci delle differenze, si lavori con una discussione di massa che coinvolga chi non si sente più rappresentato.
Ci può elencare questi punti?
Innanzitutto bloccare la svalorizzazione del lavoro ridando diritti a tutti, precari compresi. La priorità però devono essere i migranti, la loro libertà di movimento delle persone nel mondo senza distinguere quelli che scappano dalla guerra da quelli che scappano dalla fame. Poi una politica industriale degna di questo nome con investimenti pubblici per l’economia verde e un nuovo modello di sviluppo. Infine un nuovo stato sociale: pensioni, sanità, welfare. Insomma, diritti per applicare la Costituzione.
La parola diritti ripetuta così tanto porta inevitabilmente a pensare a Stefano Rodotà con cui lei mantenne i rapporti, così come con associazioni e giuristi.
Sì, mi occupavo del dialogo esterno della Fiom. E Rodotà fin dai tempi di Pomigliano nel 2010 è stato il primo a capire l’importanza generale delle nostre battaglie e a trasformarle in legalità tramite i ricorsi giudiziari. A ottobre raccoglieremo tutto quello che lui ha detto a noi assieme ai giuristi e Don Ciotti e Gino Strada per capirne l’importanza e per prenderne spunto per nuove battaglie per l’applicazione della Costituzione e l’allargamento dei diritti.
La segreteria Landini cominciò con la «bomba» Pomigliano. La sua potrebbe portare alla firma unitaria del prossimo contratto Fca?
Abbiamo riconquistato il contratto nazionale perché Federmeccanica ha riconosciuto la nostra rappresentanza ed era interessata ad un contratto unitario che noi abbiamo plasmato senza sudditanza salvando i due livelli di contrattazione. Abbiamo sconfitto il modello Fiat ma la contrattazione con Marchionne è ancora separata. Speriamo che la vittoria della Fiom nelle elezioni per gli Rls porti anche Marchionne a ricredersi. Ma non è semplice.
La critica principale che viene fatta al contratto dei metalmeccanici è la parte sul welfare e sanità aziendale che supplisce all’aumento salariale. Finiremo a pagare i metalmeccanici con buoni benzina e voucher sanità?
La defiscalizzazione del welfare è stata fatta tramite accordi confederali e leggi, l’abbiamo trovata già fatta. Noi siamo riusciti ad allargare il welfare aziendale a tutti, dilatandolo alla piccola cerchia delle aziende ricche del nord. Abbiamo già esteso il Fondo sanitario a precari, cassaintegrati e perfino licenziati. Ora puntiamo a favorire la sanità pubblica per esempio utilizzando il Fondo sanitario dei metalmeccanici: in ogni Regione potremmo usare parte delle risorse per migliorare la sanità pubblica e i suoi servizi in un’ottica di vera contrattazione sociale. Oppure favorendo la nascita di vere imprese sociali che rispettino i lavoratori e i contratti.
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Romana, 57 anni, Francesca Re David, è sposata da 39 Fabio Venditti, giornalista ex Tg3. Ha due figlie, Chiara (37 anni) e Margherita (21).
«Da sempre vivo vicino a Ponte Milvio a Roma. La famiglia Berlinguer è sempre stata vicina di casa. Ero spesso da loro e Enrico per me è stato quasi uno zio anche perché ho perso mio padre a 14 anni. Veniva in sezione ad ascoltare le discussioni con attenzione. Nessun politico lo fa più».
FONTE: Massimo Franchi, IL MANIFESTO
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