In arrivo la nave dell’ultradestra contro le ONG: “Bloccheremo i clandestini in Libia”

by ANNA LOMBARDI | 13 Luglio 2017 16:18

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Dicono di voler «salvare vite umane e insieme salvare l’Europa»: ma la loro non è certo una missione umanitaria. La settimana prossima saranno a largo della Libia con una barca di 40 metri per impedire ai migranti di raggiungere l’Italia. Ennesima provocazione del movimento di estrema destra “Generazione Identitaria” che ha ramificazioni in tutta Europa ma che è nato in Francia nel 2012 per porsi “più a destra di Le Pen”, dalle ceneri di quel “Bloc Identitaire” che aveva come simbolo un anti islamico maiale.

Lo scorso maggio fecero un blitz nel porto di Catania assieme alla giornalista ultraconservatrice canadese Lauren Southern bloccando per diverse ore l’attività dell’Aquarius, la nave di Sos Mediterranèe che al largo della Libia ha già salvato 21.373 persone, mettendosi sulla sua rotta con fumogeni e uno striscione con su scritto “basta immigrazione illegale”. Ora mirano a provocare un incidente diplomatico in mezzo al mare con un progetto a cui lavorano da mesi chiamato “Difend Europe” difendi l’Europa. «Bloccheremo le barche dei clandestini impedendogli di toccare le coste italiane fin quando la guardia costiera libica non verrà a prenderseli per riportarli indietro» dice Lorenzo Fiato, milanese di 23 anni, studente di scienze politiche, portavoce italiano del movimento.
Al fine di fare un’azione simbolica contro la rinegoziazione di Triton, il programma europeo di salvataggio migranti, hanno dunque lanciato un crowfunding che gli ha permesso in una prima fase di raccogliere 60 mila euro. Poi, quando PayPal si è accorta dello scopo della colletta online grazie alla denuncia degli utenti e ha congelato i fondi, ne hanno raccolti altri 80 mila appoggiandosi a una diversa piattaforma, wesearch.org. «Siamo riusciti così ad affittare una nave a Gibuti, la C-Star, che proprio ieri pomeriggio ha attraversati il Canale di Suez diretta a Catania » racconta ancora Fiato. «Lì, saliranno i partecipanti alla spedizione, attivisti del nostro movimento provenienti dai diversi paesi per poi spostarci al largo della Libia. Per bloccare le navi dei migranti: ma anche monitorare le attività delle Ong e riportare eventuali attività illecite. Sì – racconta Fiato – intendiamo denunciarle se spengono il transponder. O se entrano in acque territoriali libiche. E naturalmente se avranno contatti illeciti con gli scafisti».
Poco importa, insomma, che finora non è stata provata nessuna collusione tra organizzazioni non governative e trafficanti. E che la zona dove intendono operare sia particolarmente caotica e pericolosa, con tanto di scontri a fuoco fra scafisti e guardia costiera libica. Episodi tragici, come quello avvenuto poche settimane fa nei pressi del porto di Zawiya, a ovest di Tripoli, dove un migrante è rimasto ucciso e altri due sono stati feriti. «Non siamo degli sprovveduti» sostiene ancora il portavoce di Generazione Identitaria. «Con noi ci sono persone che hanno frequentato accademie militari e sanno affrontare situazioni complicate. No, non siamo armati: se ci troveremo in difficoltà cambieremo semplicemente rotta e torneremo indietro. Intanto stiamo cercando di creare un canale con la guardia costiera libica, sperando di lavorare insieme. Un canale che perora non è ancora attivato».
Sono consapevoli che si tratta di un’operazione ai limiti della legalità. E non accettano nemmeno la definizione di neofascisti: «Non siamo legati a nessuna ideologia nostalgica o partitica. Consideriamo quello che facciamo un atto di disobbedienza civile per proteggere l’identità dell’Europa». Senza nessuna pietà verso i disperati dei viaggi in mare? «Non impediremo i salvataggi di esseri umani. Se vedremo persone in difficoltà, ci attiveremo per aiutarle. Ma una volta salvati, li riporteremo indietro ». Anche se dovesse significare riportarli all’inferno.

Fonte: ANNA LOMBARDI, LA REPUBBLICA[1]

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  1. LA REPUBBLICA: http://www.repubblica.it/

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