by Luca Fazio | 12 Luglio 2017 9:42
Immigrazione. L’agenzia europea della guardia di frontiera, dopo aver dato il via cinque mesi fa alla campagna diffamatoria contro le associazioni non governative che salvano i migranti in mare, ha scritto una lettera ai parlamentari europei del gruppo Gue/Ngl per negare l’evidenza
“Frontex non ha mai accusato alcuna Ong”, messo nero su bianco. Punto e basta? Purtroppo no. Adesso che il danno è fatto, dopo cinque mesi di accuse infamanti contro le Ong che salvano esseri umani nel Mediterraneo, sul tavolo della Commissione per le libertà civili che questa mattina si riunisce a Bruxelles c’è anche una lettera inedita che arriva fuori tempo massimo. Sembra una lettera di scuse, piuttosto tardiva. L’ha scritta di suo pugno il direttore esecutivo di Frontex Fabrice Leggeri in risposta a una dichiarazione congiunta inviata lo scorso 5 aprile dal parlamentare spagnolo di Podemos Miguel Urbàn Crespo e da Barbara Spinelli, entrambi del gruppo Gue/Ngl.
I due parlamentari chiedevano al Commissario europeo per la protezione civile e le operazioni di aiuto umanitario, Christos Stylianides, cosa ne pensasse della criminalizzazione delle operazioni umanitarie di ricerca e soccorso nel mar Mediterraneo, a opera soprattutto dell’agenzia europea Frontex. “Vogliamo esprimere la nostra profonda preoccupazione – scrivevano i parlamentari Urbàn Crespo e Spinelli – per la dichiarazione resa il 15 febbraio 2017 dal direttore esecutivo di Frontex Fabrice Leggeri, che ha accusato le Ong di collaborare con i trafficanti che lucrano sui pericolosi attraversamenti nel Mediterraneo”. Il riferimento è all’intervista rilasciata da Leggeri al quotidiano tedesco Die Welt che ha dato il via alla campagna mediatica contro le organizzazioni umanitarie che prestano soccorso al largo della Libia (con la volonterosa collaborazione del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro imbeccato da Frontex, del pentastellato Luigi Di Maio che ha attaccato le associazioni e oggi del governo Renzi/Gentiloni che si appresta a redigere un nuovo codice di condotta per le navi che soccorrono i disperati): “Consideriamo inaccettabile tale dichiarazione, in quanto promuove discorsi insidiosi, permeati da una politica della paura”. Per questo i due parlamentari avevano chiesto una “ritrattazione pubblica” delle accuse da parte di Fabrice Leggeri.
C’è anche lui, questa mattina, all’incontro organizzato dal gruppo Gue/Ngl per ragionare sulle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e per sottolineare il ruolo essenziale svolto dalle Ong. In discussione, per ottenere chiarimenti, c’è anche l’addestramento e il supporto alla Guardia costiera libica forniti dall’Unione europea per bloccare (e internare) i migranti prima della partenza. Tra i relatori, anche esponenti della Guardia costiera italiana, Marco Bertotto di Medici Senza Frontiere e Judith Sunderland di Human Rights Watch. Il direttore esecutivo di Frontex, correndo il rischio di smentire se stesso, probabilmente non potrà fare altro che confermare quanto scritto nella sua lettera di risposta arrivata lo scorso 21 giugno ai parlamentari della sinistra unitaria europea.
“Salvare vite è il primo dovere e obbligo di tutte le navi in mare, ed è sempre stata la priorità di Frontex. Inoltre, fin dallo scorso anno, le operazioni di ricerca e soccorso sono nel mandato dell’agenzia”, scrive Leggeri. E ancora: “Per soccorrere i migranti nel Mediterraneo centrale, Frontex lavora fianco a fianco con Operazione Sophia, Guardia costiera italiana, mercantili e Ong”. Poi un chiarimento in aggiunta, irritante: “Desidero chiarire che, contrariamente a molte affermazioni fatte dai media, Frontex non ha mai accusato alcuna Ong di colludere con i trafficanti di esseri umani in Libia”. Come dire, scusate abbiamo scherzato o forse qualcuno ha voluto fraintendere. Già in precedenza, Frontex, per bocca della portavoce Izabella Cooper, aveva espresso lo stesso concetto.
Sta di fatto che ormai è impossibile riavvolgere il nastro. Perché dopo mesi di accuse, insinuazioni e mezze smentite, le indagini mai cominciate dalla procura di Catania e le minacce di chissà quali approfondimenti hanno preparato il terreno per imporre il nuovo codice di condotta per le Ong proposto dal ministro Marco Minniti e approvato dalla Commissione europea. Porte in faccia a parte, sarà questo l’unico “risultato” che il governo italiano porterà a casa dopo tanto peregrinare in Europa. Quello che voleva anche Frontex, che ha fatto centro tirando il sasso e nascondendo la mano.
FONTE: Luca Fazio, IL MANIFESTO[1]
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