Dall’Italia mille bombe per i Saud nascoste in una nave civile

by Marinella Correggia | 11 Luglio 2017 10:23

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Il governo italiano continua a essere direttamente impegnato nella vendita di armi all’Arabia saudita, agevolando l’invio alla chetichella delle bombe prodotte a Domusnovas in Sardegna, nello stabilimento della Rwm Italia (controllata da una multinazionale tedesca).

I sauditi sganciano bombe in Yemen. Dunque vendendo armi a Riad l’Italia viola l’art. 11 della Costituzione e la legge 185/1990. Nel 2015 era stato usato nottetempo l’aeroporto civile Cagliari Elmas, distante solo 46 km dalla fabbrica.

Ma l’operazione era stata scoperta e contestata da attivisti sardi, parlamentari e movimenti per il disarmo, provocando imbarazzo. Stavolta hanno scelto un altro percorso.

Il 30 giugno il deputato sardo Mauro Pili dichiarava, annunciando un ricorso alla magistratura: «Un carico di bombe, mille ordigni Mk83 proveniente dallo stabilimento Rwm di Domusnovas, nel Sulcis, è partito ieri notte dal porto industriale di Olbia a bordo di una nave Moby con destinazione Arabia Saudita. Tre tir anonimi, ma con una scorta di camionette di carabinieri e vigili del fuoco a proteggere il carico esplosivo hanno attraversato tutta la Sardegna, per caricare su una nave cargo della Moby oltre mille bombe destinate all’Arabia Saudita. Hanno agito con fare furtivo alla pari di chi consuma un reato grave: nascosti in un angolo del porto industriale, il più marginale del nord Sardegna. Il comportamento conferma le complicità del governo Gentiloni in questa operazione criminale».

Secondo le fonti citate da un altro politico sardo, il senatore Roberto Cotti, il carico sarebbe poi salpato per Genova, e quindi imbarcato verso l’Egitto per finire appunto a Jedda.

«I tre mezzi sono giunti al porto di Piombino alle 7 del mattino e potrebbero aver incrociato centinaia di pendolari e turisti da e per l’ Elba», scriveva il sito Le corvette dell’Elba.

L’operazione mille bombe sembrava destinata a rimanere sotto il tappeto, ma alcuni attivisti elbani hanno scritto all’armatore per protestare, ripresi da un giornale di Portoferraio. Nel frattempo la testata online L’antidiplomaticochiedeva spiegazioni direttamente all’ufficio stampa della Moby.

Grazie a questa interazione fra attivisti, blogger, politici e giornali locali, il 3 luglio il gruppo Onorato Armatori si è visto costretto a precisare in un comunicato che il trasporto sulla nave merci Giuseppe Sa «è stato effettuato su precisa richiesta del ministero della Difesa e nel pieno rispetto di tutte le normative vigenti in materia di sicurezza».

Sarebbe doverosa una precisazione del ministero in questione. A suo tempo la ministra Pinotti osò dire: «I Saud non sono soggetti a sanzioni»; «Non sono armi italiane, è solo un transito»; «L’Italia non vende armi ai Saud».

FONTE: Marinella Correggia, IL MANIFESTO[1]

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  1. IL MANIFESTO: https://ilmanifesto.it/

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