Migranti, l’autogol di Matteo Renzi cambia rotta: «Serve il numero chiuso»

Migranti, l’autogol di Matteo Renzi cambia rotta: «Serve il numero chiuso»

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Clamoroso autogol mediatico del Pd. Una «card» riprendeva una frase contenuta nel libro di Matteo Renzi sui migranti da aiutare «davvero a casa loro». Le inviperite reazioni social («Ma siete come la Lega!», le più educate) hanno portato a cancellare il post. Ma la frittata ormai era fatta. E lo stesso consulente social di Matteo Salvini (Luca Morisi) ne ha approfittato rilanciando con la versione firmata dalla Lega: «Scegli l’originale». Renzi poi ha cercato di metterci una pezza in un post successivo intitolato «Lotta alla superficialità». Con poco successo.

Chi conosce bene Matteo Renzi assicura che il cambiamento di linea definitivo sarebbe avvenuto durante lo scorso weekend quando l’ex premier – impegnato nell’ennesima revisione di Avanti, il suo ultimo libro – ha capito che dall’Europa non sarebbe mai arrivato quell’aiuto chiesto più volte per un gestione comune dei migranti. Da qui la scelta di invertire rotta e – andando anche oltre le iniziative assunte finora dal governo Gentiloni e in particolare dal ministro degli Interni Minniti – mettere ufficialmente la barra a destra alle politiche del Pd sull’immigrazione. A spingere il segretario anche la convinzione che esitare ulteriormente avrebbe solo continuato a favorire Lega e Movimento 5 Stelle. «Dobbiamo dire che ci deve essere un numero chiuso di arrivi, non ci dobbiamo sentire in colpa se non possiamo accogliere tutti», annuncia quindi ieri mattina l’ex premier a «Ore nove», la rassegna stampa che tiene quotidianamente su Facebook. Affermazione compensata solo in parte dalla contemporanea assicurazione che il Pd manterrà la promessa di far approvare lo ius soli, «una norma di civiltà».

La proposta di istituire un numero chiuso per i migranti non è l’unico indizio del nuovo corso renziano. Anzi, le anticipazioni che sempre ieri appaiono su Democratica, la rivista on line del partito, confermano che la svolta ormai è definitiva. Anche per la scelta delle parole utilizzate. Insieme a una difesa delle frontiere, c’è infatti l’invito «a uscire dalla logica buonista e terzomondista per cui noi abbiamo il dovere di accogliere tutti quelli che stanno peggio di noi». A completare il quadro c’è poi un piccolo giallo, relativo a una frase del libro apparsa su Facebook e poi rimossa. Frase nella quale, parlando sempre dei migranti, si afferma che «non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ripetiamocelo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E aiutarli davvero a casa loro». Parole che scatenano le reazioni e l’ironia del web.

Rispetto a pochi mesi fa il cambio di rotta è notevole. Fino a quando a Palazzo Chigi c’era Renzi l’accoglienza dei migranti non è infatti mai stata messa in discussione dal governo. Il che non significa che siano mancati gli scontri, anche duri, con l’Unione europea, restìa allora come oggi a farsi carico della sua parte di responsabilità. Valgano per tutti la richiesta di non far accedere ai fondi europei i paesi che non accolgono i migranti, ma anche le polemiche sulla richiesta italiana di scorporare le spese per l’accoglienza dal parametro deficit/Pil. Renzi però ha sempre rivendicato con orgoglio i salvataggi effettuati in mare e, soprattutto, non ha mai messo in discussione il fatto che i migranti venissero fatti sbarcare e accolti in Italia.

Che il vento stesse cambiando, era comunque intuibile. Da dicembre a oggi, da quando al Viminale siede Minniti, Renzi non ha infatti mai criticato il nuovo e più duro indirizzo impresso dal governo alle politiche sull’immigrazione. «Certo, quando qualche giorno fa l’Austria ha minacciato di schierare i mezzi corazzati al Brennero, Matteo avrebbe voluto una presa di posizione più dura da parte del ministro degli Interni, ma ha condiviso la minaccia di chiudere i porti», confermano le persone vicine all’ex premier.

La richiesta del numero chiuso rappresenta quindi l’avvio dei una strategia che, nella mente dell’ex premier, guarderebbe ormai più all’elettorato di centro che a quello di sinistra. Quanto questo sia poi realizzabile dal punto di vista tecnico, è tutto da vedere. L’unica modo per porre un tetto agli ingressi riguarda infatti solo i migranti in possesso di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro, e si concretizza attraverso un decreto flussi varato dal governo. Misura che chiaramente non comprende le migliaia di disperati che rischiano di affogare nel Mediterraneo per di raggiungere l’Europa. E che per di più sono tutte potenziali richiedenti asilo e in quanto tali impossibili da rimpatriare, almeno non prima che una commissione territoriale abbia deciso sul loro destino. «La convenzione di Ginevra non prevedi tetti al numero dei richiedenti asilo», conferma l’avvocato Fulvio Vassallo Paleologo, presidente dell’associazione Diritti e frontiere, che ricorda anche come l’Italia non abbia firmato la lista dei Paesi Terzi sicuri che permetterebbe di rimpatriare una parte dei migranti irregolari. «Fatico – prosegue Paleologo – a trovare un brandello di fonte normativa che possa giustificare il numero chiuso. Queste affermazioni mi preoccupano come quelle fatte dal presidente estone secondo il quale non conta la cornice legale ma la volontà di fare le cose. Assistiamo a una prevaricazione dei governi rispetto ai parlamenti e alle norme vigenti».

Da Tallinn ieri il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha provato a ridimensionare le parole di Renzi: «Sono solo un modo, come la questione dei porti, di dire all’Europa che non riusciamo a gestire da soli un fenomeno che durerà ancora molto nel tempo», ha spiegato il Guardasigilli.

FONTE: Carlo Lania, IL MANIFESTO



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