by Sebastiano Canetta | 17 Giugno 2017 8:54
BERLINO. Helmut Kohl è morto ieri, a 87 anni, nella sua casa di Ludwigshafen, 163 mila abitanti nella Renania Palatinato.
La Germania piange «Birne», l’«uomo-pera» della Cdu capace di durare come cancelliere (dal 1 ottobre 1982 ininterrottamente fino al 27 ottobre 1998) più di Bismark, e tuttora più di Angela Merkel.
Kohl è stato il leader della «riunificazione per incorporazione» dopo il crollo del muro di Berlino. Ha retto l’Unione Dc tedesca dal 1973 fino alle soglie del Duemila. Si è speso ad architettare il Trattato di Maastricht per poter varare l’Unione europea. Dal 2008 si era ritirato dalla scena in seguito a un incidente domestico. Kohl fu il convitato di pietra nelle celebrazioni del ventennale di Berlino «città aperta». E si era salvato per miracolo in Sri Lanka dallo tsunami del 2004.
La vita di Kohl era irrimediabilmente cambiata dal 5 luglio 2001, piegato dalla morte di Hannelore Renner. Lei interprete, lui giovane astro nascente della Cdu. Si erano sposati nel 1960: la famiglia Renner aveva fatto fortuna con il nazismo e il capostipite nutriva simpatie antisemite. Hannelore cresce Walter e Peter, cucina saumagen (pancia di scrofa alla renana) e alimenta lo stereotipo del cancelliere bonario.
Ma proprio la scomparsa di Hannelore s’intreccia con la scalata al potere di Mutti. La moglie di Kohl viene trovata morta a causa di troppi sonniferi, indispensabili a combattere l’allergia alla luce. Merkel aveva appena firmato, da numero uno della Cdu, la famosa lettera a Frankfurter Allgemeine Zeitung con cui inchiodava Kohl allo scandalo dei fondi neri. Così Walter Kohl ha sibilato: «Non ho dimenticato come si è comportata la signora Merkel. Per me ha una parte di responsabilità non irrilevante nella morte di mia madre».
Alla vigilia delle elezioni politiche di settembre, lo spettro del Vecchio Cancelliere torna a incombere su Merkel in carica dal 2005.
Kohl è davvero il simbolo a cavallo di due secoli. Si laurea in storia a Heidelberg; dal 1960 al 1969 da deputato diventa ministerpräsident della sua Renania; nel 1976 è il candidato Cdu, ma perde contro Helmut Schmidt (Spd); diventa cancelliere e fa la storia della Germania. Fino al 9 novembre 1989, quando si apre la breccia del Muro. Impone la parità del marco fra Est e Ovest. Tratta con Gorbaciov e rassicura Usa, Nato, governi europei. Il 3 ottobre 1990 proclama la riunificazione della Germania, che continuerà a governare per altri otto anni. Sconfitto alle urne da Gerhard Schröder (Spd) che poi verrà assorbito e rimosso da Merkel, ministra di Kohl all’inizio imbarazzante al tavolo delle cene ufficiali e perfino in lacrime durante la visita ufficiale in Israele.
FONTE:Sebastiano Canetta, IL MANIFESTO[1]
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