Banche Venete, il caso dei 4 mila esuberi e 1,2 miliardi da trovare
L’acquisizione di Popolare di Vicenza e Veneto Banca da parte di Banca Intesa San Paolo porterebbe a circa 4mila esuberi per un costo totale di 1,2 miliardi. Di questi, solo 1.200 nelle due banche venete avrebbero i requisiti, gli altri esuberi sarebbero di Intesa. Altri 500 dipendenti saranno tagliati nelle società collegate alle tre banche interessate dall’operazione. Queste società potrebbero essere vendute.
Tra i 12 miliardi di euro che l’erario pubblico dovrebbe sborsare per sostenerla, almeno un miliardo dovrebbe andare al rifinanziamento del fondo esuberi. Un fondo che, nel frattempo, è stato esaurito per coprire i costi delle precedenti crisi che hanno colpito il settore bancario negli ultimi anni. L’ultima legge di bilancio lo aveva rifinanziato con 648 milioni di euro in cinque anni per 25 mila bancari da prepensionare.
Gli esuberi superano di gran lunga questa cifra, sono quasi il doppio. Quelli delle banche venete e di Intesa andrebbero ad aggiungersi al totale. A questo punto non è ancora chiaro se la commissione Ue autorizzerà il governo italiano a finanziare il costo. Il Governo vorrebbe che Intesa San Paolo sostenesse parte delle spese – almeno relative ai suoi esuberi – ma la banca non intende farlo.
Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, il sindacato dei bancari più grande, ha lanciato l’allarme: nella partita delle banche venete rischia di saltare tutto per l’intransigenza della Dg Competion europea che chiede licenziamenti e non prepensionamenti volontari.
«Ci appelliamo al presidente del Consiglio Gentiloni, al ministro dell’Economia Padoan, a tutte le forze politiche affinché difendano col coltello tra i denti il settore bancario italiano, i lavoratori bancari delle due banche venete, i risparmiatori e le imprese – sostiene Sileoni – In Europa c’è chi vuole i licenziamenti e il fallimento di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il gruppo Intesa, che si è reso disponibile a salvarle e a scongiurare un effetto domino a danno del settore bancario, deve essere tutelato».
«Nella Commissione Europea – ha aggiunto il segretario della Fisac Cgil, Agostino Megale – c’è chi da tempo vuole utilizzare le crisi bancarie per far pagare il prezzo sociale più alto al nostro Paese. Questo è inaccettabile e va respinto senza se e senza ma. La decisione di Intesa di avanzare una disponibilità ad intervenire, contribuendo così a mettere in sicurezza l’occupazione e i risparmiatori. Il Governo dovrà fare fino in fondo la sua parte senza incertezze»
FONTE: Mario Pierro, IL MANIFESTO
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