Voucher, un altro schiaffo alla Cgil: la legge prima della piazza
L’ultimo schiaffo di governo e Parlamento alla Cgil è quasi certificato. Oggi o domani la manovra correttiva sarà approvata definitivamente al Senato grazie alla fiducia che sarà chiesta e subito votata. Una fiducia grazie alla quale i nuovi Voucher diventeranno legge prima che il sindacato di Susanna Camusso scenda sabato in piazza al grido di “Rispetto per la democrazia!”.
LA QUESTIONE VOUCHER torna prepotentemente al centro dell’attualità e – verosimilmente – ci rimarrà a lungo. Una crisi di governo minacciata e ora derubricata a uscita dall’aula al momento della fiducia da parte di Mpd. Una manifestazione nazionale a San Giovanni a quasi tre anni dall’ultima tenuta dalla Cgil. Ricorsi alla Cassazione e alla Corte Costituzionale per la cancellazione del referendum poi aggirato dalla reintroduzione di uno strumento praticamente identico. A tre giorni dalla chiamata in piazza del sindacato rosso appoggiato da buona parte della sinistra (oltre a Mdp, Sinistra Italiana e alcuni parlamentari Pd), vale la pena recuperare il filo di una vicenda al confine tra il farsesco e il vergognoso.
I FATTI, ALLORA. Il 17 marzo scorso a sorpresa il governo decide di emanare un decreto che cancella l’intera legislazione sui voucher. Il presidente del consiglio Gentiloni spiega che la decisione è stata presa perché «l’Italia non aveva certo bisogno di una campagna elettorale su temi come questi». Il testo recepisce integralmente il testo del referendum chiesto dalla Cgil raccogliendo oltre 1,1 milioni di firme – quasi 4 in totale se si contano quelle su articolo 18 (testo bocciato dalla Corte Costituzionale), responsabilità solidale negli appalti (che è ripristinata) e Carta dei Diritti universali (con cui si chiede di riscrivere l’intero diritto del lavoro) – e viene convertito in legge dal Parlamento il 22 aprile.
Il mancato rispetto della volontà popolare porta la Cgil a indire una manifestazione nazionale per il 17 giugno. Anche la parte del Pd che ha appoggiato Andrea Orlando alle primarie è molto critica: chiede di togliere la norma ma non va oltre.SUL MOMENTO sembra un grande successo di Susanna Camusso e del sindacato di Corso Italia. Che comunque rimane guardingo rispetto alle voci di una reintroduzione postuma dei “buoni lavoro”. Voci che diventano realtà il 26 maggio con la presentazione di un emendamento del relatore alla manovra correttiva. Il deputato Pd Mauro Guerra, un passato da sindaco con Rifondazione comunista e una lunga esperienza nella sinistra Ds, propone il ritorno dei voucher con un doppio strumento: un Libretto per le famiglie e un “contratto” – che contratto non è – per le imprese fino a 5 dipendenti.
L’EMENDAMENTO viene approvato da una maggioranza che grida vendetta: renziani, centristi, Forza Italia, Lega. Un emendamento che fa parte del testo della manovra correttiva su cui il governo mette la fiducia. Mdp e Udc escono dall’aula facendo abbassare la soglia di Sì a quota 315, con 142 No. Una maggioranza che non basterebbe al Senato dove la manovrina è arrivata lunedì in commissione e oggi in Aula. La richiesta di Mdp di togliere l’emendamento per poter votare la fiducia ha avuto una risposta molto decisa: la fiducia sul testo è già stata decisa e ha reso inutili gli 800 nuovi emendamenti presentati in Commissione. «Non parteciperemo al voto in Aula», ha ribadito il capogruppo Mdp Maria Cecilia Guerra dopo che l’emendamento per stralciare i nuovi voucher è stato bocciato ieri: «A favore – ha riferito ancora – ci siamo espressi io e i due senatori di M5S, tutti gli altri hanno votato contro. Come annunciato, non possiamo votare la fiducia su questo provvedimento». Al netto della ipotetica assenza dei 16 senatori di Mdp e dei quattro dell’Udc, i voti sicuri per il governo a Palazzo Madama si attesterebbero intorno ai 154, meno della maggioranza assoluta, senza assenze, che ammonta a 161 voti. Ma saranno i centristi a salvare il governo: per loro i nuovi voucher vanno benissimo e «il rapporto politico è venuto meno con Renzi ma non con il premier Gentiloni».
LA REAZIONE DELLA CGIL è decisa. «Tutto questo rende ancora più importante scendere in piazza sabato», commentano gli ultimi eventi da Corso d’Italia. «Se il Senato voterà a favore i nuovi voucher saranno figli di due voti di fiducia». Per questo ieri Susanna Camusso ha mandato una lettera agli quasi 6 milioni di iscritti per chiedere di partecipare ad «una manifestazione nazionale straordinaria perché urgente, perché parla soprattutto di democrazia e perché contesta comportamenti antidemocratici che non hanno precedenti nella storia repubblicana. Il Governo e il Parlamento – scrive il segretario generale della Cgil – non hanno abrogato i voucher ma i referendum, ovvero il diritto dei cittadini di esprimersi. Mai era avvenuta una violazione così palese dell’articolo 75 della Costituzione. Un Parlamento ed un governo che in 35 giorni votano una legge e poi il suo contrario, minano la loro credibilità ed autorevolezza e la stessa fiducia nelle istituzioni». «Non hanno avuto il coraggio – prosegue – di confrontarsi a viso aperto sul merito dei quesiti, ma ci hanno solo impedito con l’inganno di votare ai referendum. Bisogna impedire che questo diventi un precedente per impedire referendum non graditi», conclude Camusso.
FONTE: Nina Valoti, IL MANIFESTO
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