G7 Ambiente. Sul clima nessun governo sta facendo la sua parte
La «rivoluzione ecologica» potrà venire solo dal basso
BOLOGNA. Sette «grandi» da una parte, 7 miliardi di persone dall’altra. Questa l’amara premessa cui è dedicato il G7M – M come Miliardi – lo spazio aperto di discussione e mobilitazione organizzato a Bologna dalla società civile, in contrasto con le blindate riunioni dei ministri dell’ambiente del G7 in programma da domani nel capoluogo romagnolo. Una provocazione lanciata per rovesciare il senso dell’evento istituzionale, nato già stanco e depotenziato, senza obiettivi concreti e in un momento politico assai poco favorevole all’ambiente.
Mentre Trump e la decisione degli Usa di uscire dall’accordo di Parigi stanno tenendo banco in mezzo mondo, il G7 ambiente richiama la distratta opinione pubblica a una ben peggiore consapevolezza: Trump o non Trump, nessuno sta facendo la sua parte, e gli impegni presi a Parigi – seppur rispettati – non sarebbero comunque sufficienti a mettere l’umanità al riparo dal caos climatico.
Lo saprà in cuor suo anche il ministro dell’Ambiente Galletti, che investe sornione in green marketing con una mano, mentre con l’altra continua a firmare permessi di esplorazione e estrazione oil&gas in terra e in mare, approvare inceneritori e discariche, progettare mega infrastrutture stradali ed aeroportuali. Una doppia morale comune a gran parte dei paesi industrializzati, che rischia di mettere la pietra tombale su un processo complesso e ancora lungi dall’avere chance di concreta efficacia.
Del resto, nella striminzita agenda politica del G7 ambiente – per il quale sono in arrivo a Bologna i commissari Ue di Energia e Clima Vella e Cañete e i ministri di Francia, Usa, Germania, Giappone, Canada e Gran Bretagna (da confermare a causa delle concomitanti elezioni politiche), c’è ben poca sostanza.
I generici statement dei vari paesi, un panel di discussione sui cambiamenti climatici, un focus sull’Africa e due pranzi di lavoro su finanza sostenibile e riforma fiscale.
L’impressione è che si tratti di un vertice asfittico e senza capacità di ascolto. Anche nelle iniziative preparatorie, riunite nella manifestazione #Allforthegreen, rassegna di eventi promossi in città lungo l’intera settimana dalla Banca Mondiale e dal ministero dell’Ambiente, dietro il grande battage pubblicitario emerge nitido il sostegno finanziario di grossi attori ben poco green come Eni, Unilever, Edison, Terna, Novamont, Building Energy.
Il dramma è che attenzione o meno, responsabilità politica o meno, green washing o meno, le emergenze ambientali restano e spetta alle realtà sociali sollevarle con forza di fronte ai decisori politici, rivendicando spazi partecipativi e misure efficaci.
Per porre sul tavolo proposte concrete che proietterebbero il paese verso l’anelato orizzonte carbon neutral, oltre 100 scienziati italiani e circa 200 realtà della società civile hanno presentato, proprio a Bologna, un manifesto radicalmente ambientalista, il Decologo per una società ecologica, contenente 78 misure per una serrata transizione in senso ecologico di economia e società.
Tra i firmatari, il meteorologo Mercalli, il gruppo di ricerca di Bologna guidato dal chimico Balzani, i medici dell’ISDE, numerose associazioni impegnate sul fronte ambientale: A Sud, il Coord. No Triv, la Rete della Conoscenza, il Forum Italiano Movimenti per l’Acqua, Legambiente, Arci, e un centinaio di comitati territoriali attivi in tutta Italia. Nei dieci ambiti di interesse – modello energetico, produttivo e agricolo, mobilità, infrastrutture, gestione dei rifiuti, salute pubblica, istituti di partecipazione, etc. – il decologo declina una serie di proposte che mettono a sistema il portato della società civile diffusa, arricchendolo e validandolo tramite l’ampia rete di scienziati che sostiene il documento.
Queste proposte meriterebbero di essere valorizzate, prima che dall’autorità politica, dal mondo dell’informazione. Peccato che gran parte dei giornalisti italiani – che sono parte consistente del problema – preferisce, anche in questi giorni caldi per il futuro del pianeta, parlare di cene di gala, cerimoniali ministeriali, antagonismi inventati e altri strambi fenomeni di distrazione di massa.
Finché la barca va, pare essere lo slogan, peccato che a barca stia per affondare, mentre l’orchestra mediatica continua a suonare arie trionfali.
* Associazione A Sud
FONTE: Marica Di Pierri, IL MANIFESTO
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