Stoltenberg: «La Nato entra nella Coalizione contro Isis». Trump chiede soldi
Gli eventi di Manchester hanno finito per creare un’agenda comune tanto al meeting dei membri Nato ieri a Bruxelles, quanto al G7 che comincia oggi a Taormina.
La lotta al terrorismo è l’argomento principale, in cima alla lista di temi che tanto a Bruxelles, quanto a Taormina, avrebbero potuto creare screzi e discussioni tra i capi di stato. Dopo la decisione di ieri dell’Alleanza di entrare a pieno titolo nella coalizione anti Daesh, l’obiettivo dichiarato del G7 sarà quello di arrivare a «una dichiarazione comune contro il terrorismo», ben consapevoli – secondo le parole del premier italiano Paolo Gentiloni – che la stessa unità non si troverà su altri argomenti, come ad esempio la questione climatica.
Anche sul fronte Nato non sono mancate discussioni che avrebbero potuto sollevare molte obiezioni: Germania e Francia – ad esempio – hanno discusso con gli altri alleati degli accordi di Minsk (che sembrano reggere ogni giorno di meno e che sono ora appesi alla posizione americana, non più scontata come in precedenza). A margine del meeting, si sono incontrati inoltre la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente della Turchia, Recep Tayyp Erdogan.
A vivacizzare l’incontro Nato ci ha pensato Donald Trump, nella sua prima occasione di incontro con gli altri membri. Se Donald ha confermato l’impegno della Nato nella lotto al terrorismo, dopo la decisione di lavorare insieme alla Coalizione anti Isis, il presidente americano non ha fatto quanto ci si aspettava, ovvero non ha menzionato nel suo discorso l’articolo 5 dell’Alleanza che obbliga tutti i paesi a intervenire in caso uno dei membri sia attaccato (articolo utilizzato una sola volta nella storia, dopo gli attacchi a New York dell’11 settembre) e ha ribadito quanto aveva già sostenuto tanto in campagna elettorale, quanto una volta eletto: i paesi membri devono pagare di più.
Ha invece glissato sulla Russia di Putin, citata come uno dei punti nevralgici da risolvere per garantire la sicurezza; durante l’incontro con il polacco Tusk, invece, Trump avrebbe espresso opinioni diverse. «Non sono sicuro al 100 percento di poter dire che noi, cioè il presidente e io, abbiamo un’opinione comune, una posizione comune sulla Russia. Anche se, per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, sembra che siamo sulla stessa linea», ha detto il presidente del Consiglio Europeo Tusk. Sulla Russia, sempre convitato di pietra in questo genere di incontri si è espresso anche Paolo Gentiloni, invitando a «coinvolgere» Mosca nei tanti scenari aperti dal terrorismo (dimentico forse che in Siria la Russia è già impegnata e non da poco).
La vera novità di giornata è arrivata prima dell’incontro, durante la conferenza stampa del mattino durante la quale il presidente della Nato Jens Stoltenberg ha annunciato l’ingresso formale dell’Alleanza nella coalizione anti Daesh. Si tratterebbe di «un chiaro segnale» che non significherà intervento militare diretto, quanto la possibilità «di sedere ai tavoli delle riunioni della coalizione, cosa che dovrebbe consentire di migliorare il coordinamento degli interventi».
Tra le azioni previste, c’è un aumento dell’utilizzo degli aerei radar Awacs, che partono dalla base turca di Incirlik, nei pressi di Adana, nell’Anatolia sudorientale. Benché non venga rivelato il numero dei voli, verrà comunque aumentata la copertura degli aerei radar in supporto alla coalizione, poiché i rifornimenti in aria che la Nato si appresta a fornire saranno destinati proprio agli Awacs, aumentandone così i tempi di volo.
L’ingresso nella coalizione, ha spiegato Stoltenberg, «non significa che la Nato parteciperà ai combattimenti», mentre è «molto probabile» che una volta iniziate le operazioni sul posto, all’Alleanza venga chiesto di fare di più, considerate le sue capacità militari.
Sul secondo punto all’ordine del giorno, sui contributi dei paesi alleati, è stato ancora una volta Trump a specificare che: «Il contributo dei paesi membri del 2% del proprio Pil non è sufficiente» aggiungendo che «24 delle 28 nazioni membri non stanno ancora pagando quello che dovrebbero pagare per la loro difesa. A fronte delle crescenti minacce, il 2 per cento del Pil è insufficiente a tamponare le lacune in termini di modernizzazione, prontezza e dimensione delle forze».
Related Articles
Donald Trump legalizza l’amianto, un affare per la Russia
Salute a rischio. 22 donne malate di cancro risarcite da Johnson & Johnson per la sostanza nel talco
Il boia bambino
È l’ultimo orrore targato Stato Islamico. Genera la paura più grande, perché non conosce pietà e annulla la speranza
La troika e i diritti umani
I tagli a sanità, pensioni, stipendi, diritti del lavoro, istruzione, servizi pubblici imposti da Commissione Europea, Fmi e Bce a Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Italia e altri paesi hanno inflitto gravi privazioni a milioni di persone