Intesa «sottomarina» per il commercio di armi tra Italia e Germania

by Sebastiano Canetta, Ernesto Milanesi, il manifesto | 20 Maggio 2017 9:14

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Il baratto miliardario tra Berlino e Roma. Un memorandum militare con l’intesa «sottomarina» a vantaggio del made in Italy. E si prefigura il modello Ue nella produzione e commercio delle nuove armi.

Emerge tutto con il sommergibile U-212 A, classe Todaro, al centro della ventennale partnership tra la marina militare italiana e il Bundesamt für Ausrüstung, Informationstechnik und Nutzung der Bundeswehr, la centrale che gestisce gli acquisti delle forze armate tedesche.

«Sono convinto che questa collaborazione sarà altrettanto redditizia in futuro. Una bella intesa per l’industria delle armi che offre una potenziale espansione» conferma Harald Stein, presidente del Baainbw.  Il 10 marzo a Coblenza ha firmato il memorandum con i contrammiragli Ruggiero Di Biase, capo del coordinamento dei programmi di difesa e Dario Giacomin, responsabile del sommergibile sul versante italiano.

L’11 maggio scorso è stato varato a Muggiano (La Spezia) il quarto battello italo-tedesco intitolato a Romeo Romei: lungo 55 metri per un dislocamento pari a 1.830 tonnellate con 27 uomini di equipaggio, raggiunge i 20 nodi ed è armato con 12 siluri Whitehead A-184 versione A3 più 24 mine antinave.

Ultimo della flottiglia di 8 esemplari con tecnologia Stealth prodotti grazie alla joint-venture tra Fincantieri e ThyssenKrupp Marine Systems (da Kiel responsabile della progettazione) che in Germania può contare soprattutto sulla tecnologia dei motori elettrici Siemens.

Business militare di rilievo: 168 milioni di euro l’ultimo prezzo di ciascun U-212 A. Una voce eclatante nel bilancio del ministero guidato da Roberta Pinotti, se è paragonabile alla maxi-fornitura dei caccia F-35.

Un contratto ghiotto ricco di novità. Non solo perché traccia le linee-guida della produzione bellica comune europea, al punto che gli esperti militari lo definiscono un vero e proprio modello. Ma anche perché mette nero su bianco le clausole «innovative» dell’import-export degno del manuale Cencelli.

Come spiega la nostra marina militare: «Sebbene la compagine industriale dei subfornitori cui Fincantieri si rivolge sia prevalentemente tedesca, si è garantito un equivalente ritorno occupazionale per l’intero comparto industriale italiano imponendo un off-set del 100%, il che significa che per ogni ordine di lavoro emesso da Fincantieri deve seguire un equivalente volume di ordini dalla Germania verso le nostre industrie (non solo difesa)».

Testuale, ufficiale e inequivocabile. La traduzione suona come un baratto a somma zero: il sommergibile made in Germany fa scattare le importazioni di Berlino a beneficio del made in Italy.

Resta il mistero dell’elenco dei possibili beneficiari. Le industrie connesse alla difesa sono naturalmente ammesse, ma sulla lista «merceologica» e sui requisiti delle aziende italiane compatibili con il memorandum si gioca una partita tutt’altro che trascurabile.

È il compimento di un’esperienza cominciata nel 1995 dal governo Dini: la costruzione di sei sommergibili identici (4 alla Germania, 2 all’Italia più altri 2 facoltativi). Nel 1999 con il governo D’Alema scatta anche l’opzione completata una settimana fa con il Romei, mentre il Todaro e lo Scirè sono entrati in servizio nel 2006 e 2007.

La marina tedesca ha reso operativo l’ultimo dei suoi nell’ottobre 2016. La copertura finanziaria al programma U-212 A era stata assicurata nel 2008 dal secondo governo Prodi. E ora con il governo Gentiloni si alza il periscopio sul nuovo memorandum e sul baratto degli ordini.

A Berlino ci si dimostra «europei» dal punto di vista della contabilità. Del resto, il commercio di armi tedesche abbatte ogni vincolo di stabilità: dai carri armati Leopard 2 usati venduti alla Grecia in piena «guerra» con Bruxelles fino agli U-Boot appena consegnati alla Norvegia.

A Roma il contrammiraglio Di Biase commenta: «La cooperazione tedesca recentemente apertasi con Oslo per la costruzione di sottomarini non ha intenzione di competere con la già esistente cooperazione tedesco-italiana. Questo memorandum consente una maggiore sinergia e offre vantaggi per tutti i partner».

E la ministra Pinotti conferma come il ventennale «programma sommergibili» abbia alimentato piccole e medie imprese, università e centri di ricerca, tutti arruolati nel sistema-Italia.

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