by Anna Maria Merlo, il manifesto | 12 Maggio 2017 9:33
Tra i nomi, qualche socialista e alcuni verdi
PARIGI. Il mondo politico di Emmanuel Macron comincia a prendere forma. Ieri, sono stati rivelati i nomi di 428 candidati, investiti da Rem (République en marche, il nuovo nome del movimento che si trasforma in partito) per le legislative dell’11 e 18 giugno. La parità uomo-donna è stata rispettata, il 52% non ha mai avuto mandati elettivi né ha un passato di militanza. Il 93% svolge un’attività professionale, il 2% è disoccupato, il 4% pensionato, l’1% studente (c’è anche un’ex torera a cavallo, nella circoscrizione del deputato uscente fedele di Marine Le Pen, Gilbert Collard, c’è il matematico Cédric Vallini e Gaspard Gantzer, consigliere di Hollande). L’età media è di 46 anni, il più giovane ha 24 anni. Il 95% non sono deputati uscenti, 24 lo sono, tutti socialisti.
PER IL MOMENTO, quindi, Rem non ha attirato esponenti della destra, ma l’obiettivo non è la ricerca di singoli individui da candidare, ma attirare un blocco intero della destra – l’ala di Juppé – per far esplodere Lr (come è già esploso il Ps). Mancano ancora i nomi di 149 candidati. Ma forse saranno alcuni di meno. Perché il «caso Valls» è stato risolto in questo modo: Rem non candida l’ex primo ministro perché non rispetta i «criteri» (ha già avuto 3 mandati parlamentari), ma per «rispetto», così da evitare che questo rifiuto venga interpretato come una «vendetta», non sarà nominato alcun candidato Rem contro di lui nella circoscrizione dell’Essonne. Valls adesso deve incrociare le dita e sperare che il Ps non si vendichi e che gli permetta di candidarsi sotto i colori socialisti. La direzione del Ps ha convocato l’ex primo ministro di fronte alla commissione dei conflitti, per spiegarsi, dopo che aveva offerto la sua candidatura a Rem.
Altri casi simili a quello di Valls potrebbero presentarsi. Se ne saprà di più con le liste definitive (la scadenza ufficiale è per il 19 maggio), quindi Rem potrebbe presentare meno di 577 candidati, corrispondenti al numero di circoscrizioni (dovrebbe rinunciare anche di fronte a qualche esponente della destra, come Bruno Le Maire). I candidati investiti saranno riuniti sabato per un seminario al Musée du Quai Branly. La scelta non è stata facile, erano state presentate 17mila domande di candidatura (71% uomini). Uno dei principali criteri era di avere la fedina penale pulita. Il nome del primo ministro sarà conosciuto solo dopo l’insediamento di Macron all’Eliseo, domenica mattina.
LA SOLUZIONE DEL CASO Valls è molto abile. Evita lo scontro frontale e l’umiliazione villana, passando la patata bollente al partito socialista. L’irruzione di nomi nuovi, di persone che non hanno mai fatto politica, rappresenta un rischio per Macron, che punta alla maggioranza all’Assemblea. I suoi candidati novizi dovranno affrontare dei politici professionisti, abituati alle campagne. Ma Rem scommette sulla volontà di rinnovamento, già espressa con il voto alle presidenziali.
LA SCELTA DI JEAN-LUC MÉLENCHON di presentarsi a Marsiglia, nella circoscrizione del centro, sta suscitando polemiche: il candidato uscente, il socialista Patrick Menucci, accusa il leader di France Insoumise di essere un «nomade elettorale», «un deputato da televisione», di essere venuto a cercare «uno scontro a sinistra incomprensibile». Anche nel Pcf e tra i Verdi ci sono perplessità, perché la scelta è di una circoscrizione dove ci sarà una battaglia con il Ps e non con il Fronte nazionale. Mélechon ieri a Marsiglia è stato molto dterminato. «Vogliamo voltare pagina di chi ci ha tradito per 5 anni» ha detto. Ma sul vecchio porto si annuncia uno scontro violento Ps-France Insoumise (mentre altrove il Fronte nazionale prospera).
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