De Petris: «Quello contro le Ong è un attacco ai valori umani»
«Il ministro Minniti dice che i cittadini hanno il diritto di sentirsi sicuri? Ovvio, ma non ci riesci certo applicando politiche di destra. E invece da mesi assistiamo proprio a questo: a un’assurda rincorsa alla destra che si è concretizzata con i decreti sull’immigrazione e sulla sicurezza, ma anche con la paura di approvare una riforma di civiltà come quella sulla cittadinanza, ferma al Senato ormai da quasi due anni». Loredana De Petris è la capogruppo al Senato di Sinistra italiana.
Sta dicendo che manca una politica sull’immigrazione che non sia solo repressiva?
Sto dicendo che il meccanismo avviato dal governo impedisce di governare un fenomeno complesso come quello dell’immigrazione. Con il decreto sull’immigrazione si istituisce una sorta di diritto speciale per etnia che a mio avviso è incostituzionale. Per di più, ed è gravissimo, sono stati dichiarati inammissibili gli emendamenti che avrebbero permesso di cancellare in maniera definitiva il reato di immigrazione clandestina, per la quale il governo aveva già ricevuto una delega. E questo senza pensare di mettere mano a una riforma del testo unico che consentirebbe ingressi legali nel nostro paese. In più si continua a ignorare quello che ci aspetterà nei prossimi anni, cioè i profughi ambientali, etichettati semplicemente come migranti economici in modo da poterli rimpatriare.
Cosa pensa della campagna in corso contro le Ong?
E’ un arretramento politico, culturale ma anche dal punto di vista dei valori umani. Tutte queste polemiche tra l’altro avvengono nel periodo in cui si presentano le dichiarazioni dei redditi con il rischio di danneggiare pesantemente le organizzazioni umanitarie. Perché le Ong vivono dei contributi volontari del 5×1.000. Anche se ci fosse qualche organizzazione irregolare, questa non ha bisogno dei contributi volontari perché magari avrebbe altri finanziamenti. Invece si rischia di penalizzare le ong che lavorano sul campo, e non parlo solo dei salvataggi in mare perché si occupano anche di aiutare le popolazioni nei paesi di origine. Ma vorrei aggiungere una cosa anche sul decreto sulla sicurezza urbana.
Prego.
In nome del decoro si arriva a una sorta di criminalizzazione di tutte le questioni che riguardano il disagio sociale e le periferie. A quanto pare a dare fastidio non è il fatto che mancano le risorse per la cura delle città, ma gli immigrati, i poveri e quelli che frugano nei cassonetti. E tutto si risolve dando la possibilità ai sindaci di trasformarsi in sceriffi. E’ un’operazione cinica dal punto di vista elettorale ma non assicurerà loro nessun rendimento. Quel decreto è pieno di chiacchiere ipocrite. Si parla di riqualificazione e poi non c’è una lira per fare niente, gli unici investimenti previsti sono per le telecamere, neanche per l’illuminazione pubblica. Un manifesto ideologico che avrà ricadute molto pesanti.
Tra le prime vittime di questa rincorsa a destra ci sono i figli degli immigrati che da anni aspettano una riforma che possa finalmente farli diventare cittadini italiani.
La cittadinanza purtroppo è bloccata perché è stata inserita per l’aula il 15 giugno, tra il primo e il secondo turno delle elezioni. Abbiamo provato ad anticiparla ma non credo che ci riusciremo. In commissione è di fatto ferma in attesa dei pareri della commissione Bilancio, ma con ottomila emendamenti arriveranno molto tardi. Al di là delle questioni tecniche dopo un anno e sette mesi è chiaro che manca la volontà della maggioranza di portarla in aula.
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