by Stefano Montefiori, Corriere della Sera | 8 Maggio 2017 10:20
PARIGI «È una vittoria della libertà e della democrazia. Ma non ho mai dubitato un solo secondo che finisse così». Jack Lang, 77 anni, è una figura storica della politica francese. Ministro di François Mitterrand dal maggio 1981, e poi al governo per oltre vent’anni tra Cultura ed Educazione, europeista convinto, oggi Lang è presidente dell’ Institut du Monde Arabe . Una vita nel partito socialista, dopo questa elezione sull’orlo della scomparsa.
Come mai non credeva alle possibilità di Marine Le Pen?
«Perché mi sembrava un’assurdità, impossibile da realizzarsi in un Paese come il nostro. La Francia è ostile alla xenofobia e all’esclusione, alcune frange della popolazione sono in difficoltà per molti motivi e posso capire che votino per il Front National. Ma non hanno mai rappresentato la maggioranza del Paese. Sono felice anche per i miei amici italiani e di tutto il mondo».
Perché?
«Perché dopo la Brexit e la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti si era diffusa la convinzione che il vento della Storia soffiasse in quella direzione. Al punto che in Francia i media francesi e anche non pochi uomini politici facevano credere da mesi che Marine Le Pen potesse davvero diventare un capo di Stato. Questa sera l’immagine della Francia è migliore, ed è la sua versione più autentica. Noi siamo e resteremo aperti al mondo».
Macron ha vinto puntando molto sull’Europa.
«E questa è l’altra buona notizia. Veniamo da mesi, anni di manipolazioni contro l’Unione Europea, accusata di essere responsabile dei nostri mali. Non è così, la maggioranza dei francesi lo sa e le bandiere europee ai comizi di Macron lo dimostrano. Il nostro popolo è affezionato all’Europa».
Il Front National comunque non è mai stato così forte. Negli ultimi anni la sua visione ha guadagnato terreno al di là dei suoi elettori. È vero che il FN sta vincendo la battaglia delle idee?
«La vittoria di Macron segna una battuta d’arresto anche su questo. Gli esponenti del FN in questi mesi sono stati ubiqui, hanno occupato un grande spazio anche mediatico. Il FN ha ottenuto qualche successo locale, ma spero che adesso constateremo che la grande maggioranza dei cittadini è repubblicana, democratica ed europeista. Spero che i media accordino al FN un ruolo proporzionato al risultato elettorale. Il Front National continua ad avere un posto significativo nella vita pubblica francese, ma non è preponderante».
Marine Le Pen ha occupato uno spazio lasciato libero dai partiti tradizionali?
«È così, la responsabilità è anche dei partiti di destra e sinistra che attraversano una crisi gravissima».
Per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica i socialisti e la destra repubblicana erano assenti dal ballottaggio.
«Si sono suicidati. Il solo che è riuscito a farsi intendere a sinistra è stato Jean-Luc Mélenchon, per il resto i moderati di destra e di sinistra sono pressoché scomparsi».
Come interpreta la crisi del Partito socialista?
«La situazione non è nuova, e io sono molto triste, ma il partito socialista si è progressivamente perduto, da anni. Ha smesso di pensare. Con Sarkozy presidente, il Partito socialista si è posto soltanto come un oppositore, senza proporre niente. Poi Hollande, che è un uomo di qualità, ha permesso al partito di sopravvivere grazie al rigetto di Sarkozy diffusosi nel Paese. Ma anche la destra è in crisi».
Colpa di Fillon?
«Ha avuto un ruolo catastrofico, con una testardaggine incomprensibile».
Che leader sarà Macron?
«Mi aspetto una presidenza forte, ha una personalità molto determinata».
E riuscirà ad avere una maggioranza in Parlamento?
«Io non avrei dubbi. Le dimensioni della vittoria creeranno una dinamica che gli darà i deputati necessari. È la logica della V Repubblica».
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