La Cgil in piazza per «Un’altra Italia»
«Un’altra Italia»: con l’articolo 18, le tasse sulle grandi ricchezze, la sanità e l’istruzione garantite a tutti, senza armi in casa e contro gli altri popoli, accogliente con i migranti. È questo il Paese che vuole la Cgil, e alla manifestazione di ieri in Piazza Don Bosco a Roma la segretaria Susanna Camusso ha spiegato che «si può». «Si può se si fa tutti insieme», come è stato per la legge sui voucher e gli appalti, frutto di una «mobilitazione straordinaria del sindacato», e per la Carta dei diritti universali del lavoro, proposta di legge oggi incardinata alla Camera con 1 milione e 150 mila firme.
UNA VERA E PROPRIA FESTA, con musica dal vivo in una piazza della periferia romana, ma che è stata l’occasione per rilanciare la piattaforma della Cgil e le sue prossime lotte. I contratti – compresi quelli pubblici: ieri mattina Fp, Flc e Nidil hanno manifestato sotto le finestre della ministra Madia – ma anche i diritti civili: Camusso ha spiegato che la Cgil sarà in piazza a Milano, il 20 maggio, «per dire che non si può costruire il razzismo nei confronti dei migranti» e che «il decreto Minniti non va bene, perché costruisce un diritto dispari tra i cittadini e i migranti». «Non accettiamo che sia inevitabile morire nel Mediterraneo: accanto all’impegno dell’Europa, chiediamo di lavorare per i corridoi umanitari».
CAMUSSO HA CRITICATO poi «il Def e la manovrina», «perché non c’è traccia del lavoro», ricordando che la Cgil propone un Piano per il Lavoro, con investimenti a favore dell’occupazione giovanile. «Invece di citare i presunti risultati del Jobs Act – ha detto – perché non ci chiediamo cosa avremmo potuto fare con i 18 miliardi spesi in decontribuzione?». Ed è tornata a proporre «una tassa sulle grandi ricchezze», aprendo alla reintroduzione «di tasse di successione dignitose»: «In Europa questi meccanismi fiscali esistono già, e funzionano».
La leader Cgil ha ricordato la manifestazione dei precari sotto il ministero della Pubblica amministrazione, chiedendo alla ministra Madia di«tenere fede agli impegni presi» e di «rispettare il diritto alla contrattazione»: «È assurdo – ha spiegato – che pezzi importanti del nostro Stato, come la salute, la scuola, la ricerca, l’università, siano affetti dalla piaga del precariato». E, vista dal lato dei cittadini-utenti, «salute e istruzione devono essere diritti universali, garantiti a tutti». «Al contrario, oggi si decontribuisce il welfare privato, rischiando di impoverire il pubblico: ma noi della Cgil non vorremmo mai che un disoccupato un giorno possa dire che perde il diritto all’assistenza per risorse che sono andate ai nostri contratti».
ARTICOLO 18: nella piattaforma della Cgil c’è anche il ritorno della tutela forte contro i licenziamenti. «Non si illudano che ci abbiamo rinunciato, e lo abbiamo detto fin dal momento in cui la Corte costituzionale ha bocciato il nostro quesito referendario: ci rivolgeremo alla Corte europea, e subito lo praticheremo nella contrattazione – ha detto Camusso – Anche a causa del Jobs Act, sono aumentati i licenziamenti individuali e collettivi, è un tema che non possiamo trascurare».
LE PENSIONI: «I lavoratori mi fermano e mi chiedono – dice la segretaria Cgil dal palco – perché non ci adoperiamo per cancellare la legge Fornero. Dobbiamo assicurare una pensione di garanzia per i giovani, chiedere attenzione per i precoci e i lavori usuranti».
La Cgil chiede anche nuove regole sulla rappresentanza: «Per realizzare l’articolo 39 della Costituzione dobbiamo misurare noi, ma anche le imprese». Poi una stoccata, molto dura, ai Cinquestelle: «La libertà di iscrizione al sindacato è sempre stata libera, e diciamo no alle ricette che vogliono destrutturare le organizzazioni dei lavoratori per lasciare questi ultimi in perfetta solitudine: soli di fronte alle imprese, come se ‘l’uno vale uno’ avesse un senso anche nei rapporti imprenditore-dipendente». «I pentastellati, teorici della ‘disintermediazione’, dovrebbero studiarsi un po’ di storia del movimento operaio, perché certe dichiarazioni esprimono molta ignoranza».
MA L’ULTIMO COLPO, anch’esso deciso, è contro la maggioranza Pd-Ap che alla Camera ha votato la legge sulla legittima difesa: «Il nostro Paese è stato sempre civile perché disarmato: non accettiamo che si dica ai cittadini di prendere un’arma in casa, che lo Stato abdichi alla sicurezza. Notte o giorno non ci interessa, l’Italia diventerà più pericolosa. E a chi ci dice che i femminicidi così diminuiranno, noi rispondiamo che invece aumenteranno». «Quando mai, nella storia, il progresso è arrivato con le armi anziché con il cambiamento culturale?», chiede infine Camusso, che proprio sul nodo armi invita gli italiani «a tornare di nuovo in piazza per una grande manifestazione in difesa della pace e contro tutte le guerre».
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