La Grecia di nuovo col cappio al collo: approvati nuovi sacrifici

La Grecia di nuovo col cappio al collo: approvati nuovi sacrifici

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Ancora nuovi sacrifici, in cambio di un possibile taglio del debito. Questo, in sintesi, il pre-accordo firmato ieri ad Atene tra il governo e i creditori, riguardo le questioni rimaste aperte nella valutazione dei «progressi» compiuti dalla Grecia negli ultimi venti mesi. Il testo dovrà essere ratificato dall’Eurogruppo del 22 maggio, dopo essere stato approvato, però, dal parlamento di Atene.

LE PRINCIPALI MISURE prevedono di nuovo un taglio alle pensioni di 900 mila cittadini che percepiscono, al momento, più di 700 euro al mese. Secondo i primi calcoli, la decurtazione media dovrebbe essere pari al 9% della pensione, con un massimo, in alcuni casi, del 18%. C’è, poi, l’abbassamento della no tax area da 8.636 euro a 5.681 euro. In questo caso si calcola che l’aggravio fiscale, per i cittadini con una pensione di 720 euro mensili, sarà di circa 600 euro l’anno.

Misure difficili da gestire e da digerire, per un paese che sta affrontando da sette anni una profonda crisi, creata dalle irrealistiche richieste dei creditori. In base al preaccordo di ieri, vengono previsti tagli per un totale di 447 milioni di euro, con la riduzione degli aiuti per i disoccupati, per le famiglie numerose, e dei contributi che permettono ai cittadini a basso reddito di poter accendere il riscaldamento nei mesi invernali. Nel settore pubblico, inoltre, verrà effettuata una nuova valutazione della produttività dei dipendenti e fissato un nuovo limite al numero dei lavoratori con contratti a termine. Quanto all’azienda statale di energia elettrica Dei, viene confermata la vendita di circa il 40% dei centri di produzione a lignite, come anche la cessione ai privati del 17% dell’azienda.

IL GOVERNO TSIPRAS, che ha cercato di far comprendere ai creditori quanto sia importante poter offrire un orizzonte di stabilità per favorire la crescita economica, ha chiesto che vengano applicate delle «contromisure positive» che favoriscano, appunto, la crescita e la coesione sociale. Secondo quanto pattuito sinora, queste misure prevedono, principalmente, la diminuzione delle tasse per le imprese dal 29% al 26%, un alleggerimento delle tassa sulla casa, sostegni alle famiglie a basso reddito e investimenti statali nell’energia e nell’agricoltura.

Queste misure potranno essere applicate a partire dal 2019, a condizione che l’avanzo primario raggiunga il 3,7% del Pil. Quanto ai diritti dei lavoratori – un tema di assoluta priorità per il governo di Syriza negli ultimi mesi – verrà reintrodotta la contrattazione collettiva (praticamente scomparsa grazie all’austerity), ma solo a partire da settembre del 2018. Dopo la conclusione, quindi, del programma di sostegno economico alla Grecia, firmato nell’accordo del 2015. La questione principale, ora, per il governo di Alexis Tsipras, è vedere se e come riuscire a far approvare le misure dal Parlamento greco.

LA GRECIA È STANCA, e molte convinzioni della Bce, della Commissione e del Fondo monetario, di fatto, non sono cambiate. Il ministro delle Finanze, Efklidis Tsakalotos, tuttavia, ha dichiarato che «questo preaccordo apre la strada alla discussione sul debito pubblico». Una road-map importante, confermata anche dalle istituzioni creditrici, che in un comunicato ufficiale, sottolineano: «L’accordo preliminare verrà integrato nelle prossime settimane da discussioni su una strategia credibile che assicuri la sostenibilità del debito greco».

LA TRATTATIVA che partirà, di fatto, dopo l’approvazione di questo nuovo pacchetto di misure e ,come ha detto Tsakalotos, potrà portare anche alla ridefinizione dell’avanzo primario. La trattativa sul debito non verrà fatta a livello tecnico ma all’interno dell’Eurogruppo. È difficile che la Germania della signora Merkel dia «luce verde» per un accordo definitivo prima delle elezioni tedesche di settembre.
Tsipras dovrà convincere i greci e i suoi parlamentari che l’accordo di ieri rappresenta il male minore, rispetto al «liberismo senza limiti» del centrodestra. E arrivare al voto sul compromesso, probabilmente, subito dopo lo sciopero generale, convocato dai sindacati ellenici per il 17 maggio.

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