Russia, manifestazione sulla Piazza Rossa, decine di arresti
MOSCA Una piccola pattuglia in piazza Triumfalnaya, un singolo manifestante che srotola una bandiera da un’altra parte, un gruppo formato più da giornalisti e cameramen che da dimostranti in movimento su un marciapiede della Tverskaya. Seguito e poi intercettato dagli Omon, la polizia antisommossa bardata per scontri epici che invece non si verificano mai.
Quelli che protestano, i pochi di ieri e le decine di migliaia della settimana scorsa, al massimo tentano di resistere quando li vogliono portare via. Si aggrappano ad altre persone, si mettono a terra e diventano un peso morto, si stringono a un lampione. Ma niente di più. La forza, in diversi casi la violenza, è tutta da una parte sola.
La manifestazione autoconvocata sulla Piazza Rossa si è risolta in realtà in una serie di eventi che hanno coinvolto piccoli gruppi, quasi come ai tempi dell’Unione Sovietica quando pochi, pochissimi dissidenti inscenavano una qualche azione a beneficio dei rari passanti e, soprattutto, dei reporter internazionali che rilanciavano l’avvenimento nel mondo libero.
Oggi la situazione è naturalmente ben diversa, ma manifestare in Russia è comunque cosa assai complicata che spesso e volentieri finisce con fermi, arresti, processi lampo e condanne. A volte si tratta di pochi giorni di prigione, ma in altri casi, come avvenuto in passato, si parla anche di anni. E pure ieri le persone portate via sui cellulari come fossero pericolosissimi estremisti sono state decine, almeno una cinquantina, secondo alcuni calcoli. Che facevano esattamente?
Un diciottenne aveva con sé uno zainetto contenente la Costituzione e ha iniziato a dire che in Russia non funziona nulla. Poi: «Una sola persona è rimasta al Cremlino per tutta la mia vita»; un’altra persona ha srotolato una bandiera russa. Nel dubbio, gli Omon si sono portati via anche un uomo che invece scandiva slogan in favore del presidente Vladimir Putin.
L’invito a scendere in piazza era stato lanciato sul web nei giorni scorsi da persone non identificate.
I gruppi di opposizione ufficiali e anche Navalny che è in carcere per scontare una condanna a 15 giorni per le grandi manifestazioni di domenica 26 marzo, si sono dissociati. Alcuni, come il politologo Gleb Pavlovskij e l’ex magnate e nemico di Putin, Mikhail Khodorkovskij, sono arrivati a sostenere che si è trattato di una operazione ad uso e consumo dei giornalisti stranieri o, addirittura, una «provokatsya» dei servizi segreti.
Ma non è così, perché tra quelli che ieri erano per le strade di Mosca (e di San Pietroburgo, dove qualche decina di persone si è fatta sentire, con venti fermi) ci sono diversi personaggi noti. Compresi alcuni leader piuttosto equivoci, per il loro passato di estrema destra e per affermazioni antisemite.
La convocazione di ieri era originariamente sulla piazza Rossa che però è risultata irraggiungibile. Stesso discorso per piazza Pushkin, dove una domenica fa si erano radunati in tanti. Il monumento al poeta era transennato.
Un centinaio di persone è comunque arrivato sulla piazza e parecchi sono stati fermati. Altra gente si è radunata anche davanti agli ingressi della piazza Rossa vicino al Maneggio. Pure lì interventi della polizia e fermi.
Fabrizio Dragosei
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