by Giammario Leone, il manifesto | 6 Aprile 2017 9:12
TARANTO. L’ennesima spallata al movimento di cittadini e sindaci che si oppongono al gasdotto Tap nel Salento, è arrivato nella serata di ieri dalla Corte costituzionale. Che ha bocciato la legge regionale pugliese numero 7 del 2016, nella parte che stabilisce che i terreni interessati da espianto di ulivi colpiti dal batterio della Xylella, per sette anni non possono cambiare tipizzazione urbanistica.
La norma era stata impugnata davanti alla Consulta dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, perché ritenuta funzionale ad impedire proprio la realizzazione del Tap. In particolare era finito nel mirino il comma 3, perché prevede che da questi vincoli sia esentata, a certe condizioni, soltanto la realizzazione delle opere pubbliche e non anche quelle private. La Corte costituzionale, si legge in una nota, «ha dichiarato l’illegittimità del terzo comma dell’art. 1 della legge della Regione Puglia 11 aprile 2016, n. 7, perché le deroghe al vincolo urbanistico stabilito dai commi precedenti, quando riguardino opere rientranti nella competenza dello Stato, possono essere regolate solo dallo stesso Stato, previa intesa, ove prevista, con la Regione».
Dopo che la scorsa settimana il Consiglio di Stato aveva respinto i ricorsi del comune di Melendugno e della Regione Puglia, giudicando senza falle la valutazione di impatto ambientale e di fatto sbloccando la realizzazione dell’opera, la bocciatura della Corte costituzionale aggiunge un altro tassello alla vicenda legale della realizzazione del gasdotto. Che viene sostenuta a gran voce dal governo Gentiloni, attraverso i ministri Calenda e Galletti.
«Il metanodotto Tap riveste interesse strategico e costituisce una priorità nazionale, in quanto consentirà l’arrivo in Italia di una nuova fonte di approvvigionamento di gas», ha sottolineato, ribadendo che «la Regione Puglia ha partecipato a tutte le fasi del procedimento». «La scelta del Tap – ha evidenziato Calenda – accrescerà la sicurezza degli approvvigionamenti, la diversificazione delle fonti di provenienza del gas, l’aumento dell’offerta e del numero di fornitori in concorrenza sul mercato italiano ed europeo, con effetti positivi sui prezzi». Sulla stessa lunghezza d’onda il Galletti-pensiero, che a margine di un workshop organizzato dalla Protezione civile a Roma, ha dichiarato che «il lavoro sul progetto Tap è durato anni e la commissione Via ha sentito tutti i soggetti interessati all’opera. È stato scelto il progetto meno impattante dal punto di vista ambientale, quindi, credo che oggi quell’opera sia strategica per il Paese e per i suo problemi ambientali».
Intanto nelle campagne di Melendugno i lavori potrebbero riprendere a breve. Il segnale è arrivato ieri, quando sono state rimosse diverse barricate, realizzate in questi giorni dai manifestanti in presidio permanente, che hanno impedito l’accesso dei camion al cantiere dove opera la ditta impegnata sul terreno dove passerà il microtunnel del gasdotto. Ad essere liberata è stata la strada principale che porta al cantiere proprio per garantire l’accesso dei mezzi pesanti. Le operazioni, quando riprenderanno, saranno controllate dagli stessi manifestanti, mentre i mezzi del cantiere Tap saranno scortati da vigili urbani e forze dell’ordine. Visto che l’azienda ieri ha denunciato come la scorsa notte «ignoti hanno divelto parte della recinzione del cantiere e strappato le reti che proteggono la chioma di alcuni ulivi dalla Xylella».
E la vicenda Tap, come abbiamo pubblicato in questi giorni, ha riportato l’attenzione su un’altra vicenda legata ad un altro gasdotto.
«Corriamo il rischio di avere ben due gasdotti in Puglia: uno a Melendugno, l’altro a Otranto», spiega il presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini. Che commenta il primo via libera a Eastmed, «il più grande gasdotto sottomarino del mondo che dovrebbe portare nel nostro Paese il gas naturale off shore dei giacimenti di Israele e Cipro, rilanciando l’ipotesi di utilizzo del gasdotto Poseidon di Edison a Otranto». Legambiente Puglia sostiene la costruzione di un solo gasdotto «attraverso un processo decisionale che coinvolga pienamente i territori interessati».
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