Lavoro festivo. La sfida di Pasqua delle commesse

by FEDERICA CRAVERO, la Repubblica | 17 Aprile 2017 8:35

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SERRAVALLE. Chiara sventola la bandiera rossa del sindacato e racconta che la figlia di quattro anni ha dovuto aprire l’uovo di cioccolato in anticipo perché la mamma oggi lavora. Da quando fa la commessa all’outlet di Serravalle Scrivia, per la prima volta sarà impegnata anche il giorno di Pasqua: «Questa novità ci è stata imposta senza alcuna trattativa — dice — Per carità, siamo abituate a lavorare di domenica, ma si aggiunge a un lavoro che ha già orari particolarmente faticosi e prevede per molti di noi contratti precari». Oggi dunque dietro il bancone c’è lei, che però ieri mattina era in corteo per bloccare la strada di accesso al centro commerciale dell’Alessandrino, il più grande d’Europa, centomila visitatori ogni settimana di cui metà il sabato e domenica.

La manifestazione ha dato il via a uno sciopero di due giorni «per la dignità del lavoro», sottolineano i sindacati, il primo nei 17 anni dall’apertura dell’outlet. Uno sciopero tuttavia surreale perché i dipendenti dei negozi erano quasi tutti al lavoro e appena un paio di negozi sono rimasti chiusi. Chi mancava, invece, per tutta la mattina sono stati i clienti. Solo intorno a mezzogiorno alla spicciolata i visitatori, lasciata la macchina in paese, hanno iniziato a fare breccia a piedi nel presidio di qualche centinaio di dimostranti tra cui commessi della shopville, ma anche dipendenti del vicino ipermercato (che sulla scia dell’outlet terrà aperto anche oggi) e lavoratori di altri comparti che hanno voluto portare la loro solidarietà agli scioperanti.
La battaglia della Pasqua d’altra parte ha parecchi sostenitori. La vicepresidente di Confcommercio Maria Luisa Coppa afferma che «un mercato senza regole non è una vittoria per i consumatori ». Anche la parlamentare Pd Cristina Bargero, ieri in mezzo ai manifestanti, sollecita una legge nazionale, mentre in Friuli rischia una multa salata chi apre nelle feste comandate.
«L’apertura pasquale di Serravalle — sottolinea Sergio Didier, Cisl — ha portato allo scoperto molti problemi legati soprattutto al fatto che i 2.500 lavoratori sono alle dipendenze non della McArthurGlen, la società proprietaria della struttura, ma dei singoli negozi che, a loro volta, applicano una miriade di contratti diversi». Spesso precari e malpagati, denunciano i sindacati. Accuse respinte dalla direttrice Daniela Bricola: «Se ci sono critiche al contratto nazionale del commercio, non è questa la sede in cui discuterne — dice — Per il resto, sebbene non siano nostri dipendenti, noi monitoriamo le assunzioni: il 70% dei contratti è a tempo indeterminato e i precari sono tutelati, visto che negli anni il numero degli occupati non è mai calato, anzi l’ultimo ampliamento ha permesso di assumere 400 persone». Ed è stato anche per rientrare in quell’investimento da 115 milioni che è stato deciso di aprire il giorno di Pasqua, spiega Bricola. Roberto Bonati, che all’outlet ha tre negozi, incalza: «In questo settore occorre flessibilità e il lavoro festivo viene ricompensato dagli incentivi — dice — Lavorare nel fine settimana significa aumentare del 10-20% lo stipendio».

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