by Riccardo Chiari, il manifesto | 7 Aprile 2017 9:34
Ma nei conti degli ultimi 15 anni, su 817 miliardi, solo 52 sono recuperabili. E ci sono 350 miliardi esigibili ma non recuperati.
Visto che la correzione dei conti dello 0,2% sarà fatta, nella manovra in arrivo dopo il Def, anche con le risorse della lotta all’evasione, è arrivata a puntino l’audizione alla commissione finanze di Montecitorio dell’ad di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini. Pronto a dare numeri su numeri, e fra questi l’annuncio che i contribuenti infedeli hanno presentato, al 23 marzo scorso, circa 600mila domande di adesione alla “definizione agevolata”. Cioè la rottamazione delle cartelle. “Delle 575mila istanze che avevano i requisiti – ha puntualizzato Ruffini – ne sono state lavorate circa 502mila, per un controvalore complessivo di circa 8,3 miliardi”.
Un gran successo per la rottamazione, non per caso il ministro Padoan ha anticipato un nuovo round. Ma attenzione: “La somma potrà subire una modifica – ha spiegato Ruffini – dopo le verifiche sull’effettiva possibilità di definire tutti i debiti indicati dai contribuenti nelle loro istanze”. Inoltre dalla cifra, che è già al netto delle somme aggiuntive e degli interessi di mora, “andranno decurtati gli importi affidati a titolo di sanzione, e aggiunti gli oneri di riscossione, i diritti di notifica della cartella di pagamento, e le eventuali spese per procedure esecutive”.
L’importo finale di ogni singola posizione sarà comunicato al contribuente entro il 31 maggio, per pagare secondo il piano prescelto (unica soluzione o a rate). Più in dettaglio, le domande di rottamazione delle cartelle riguardano per oltre 5,77 miliardi (il 69,4% del totale) debiti verso l’Agenzia delle entrate, e 1,69 miliardi (il 20,4%) riguardano l’Inps. Il problema è che l’evasione fiscale e contributiva in Italia si aggira sui 110 miliardi l’anno, secondo la stima della Commissione per la “Relazione annuale sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva”, il cui presidente Enrico Giovannini è stato anch’esso in audizione al Parlamento. Per giunta altri centri di analisi denunciano un’evasione ancora maggiore, per altre decine di miliardi annui.
Sul punto Ruffini ha offerto alcuni dati: “Il carico contabile residuo, affidato dai diversi enti creditori a Equitalia, nel periodo 2000-2016, è di 817 miliardi. Ma per oltre il 43% è difficilmente recuperabile: 147,4 miliardi sono dovuti da soggetti falliti, 85 miliardi da persone decedute e imprese cessate, 95 miliardi da nullatenenti in base ai dati dell’Anagrafe tributaria”. Ancora: “Per altri 30,4 miliardi la riscossione è sospesa per provvedimenti di autotutela emessi dagli enti creditori o sentenze dell’autorità giudiziaria”. Soprattutto dei 459,2 miliardi residui, “oltre il 75% (ben 348,4 miliardi, ndr) si riferisce a contribuenti verso i quali l’Agente della riscossione, come è noto, ha già tentato invano azioni di recupero esecutive e/o cautelari”.
Conclusioni: “L’effettivo magazzino residuo su cui svolgere azioni di recupero si riduce quindi a 84,6 miliardi, di cui circa 32,7 su posizioni non lavorabili per effetto delle norme a favore dei contribuenti. Pertanto è l’importo di 51,9 miliardi la quota sulla quale il recupero potrà avere più efficacia”. Circa il 7% del totale.
Ancora numeri: sui 40,8 milioni di italiani che nel 2016 hanno presentato la dichiarazione Irpef, ce ne sono circa 21 milioni con debiti su cui interviene Equitalia. Più della metà (il 53%) ha pendenze che non superano i mille euro, cui va aggiunto un altro 20% circa con debiti fino a 5mila euro. Quanto all’attività di riscossione di Equitalia, nel biennio 2015-16 è stata pari a quasi 17 miliardi, nel biennio precedente di 14,5 miliardi.
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