Rilanciare l’Europa, mentre la confusione guadagna terreno e le sfide nazional-protezioniste minacciano molti paesi (a cominciare dall’Olanda, questo mese, poi tocca alle presidenziali francesi, prima del voto tedesco). Ma senza entrare troppo nei dettagli. E’ l’idea di fondo del mini-summit, che sul tavolo aveva il Libro Bianco presentato la scorsa settimana da Jean-Claude Juncker: l’idea maggiormente condivisa è procedere verso un’Europa a “integrazione differenziata”, che permette a chi lo vuole di approfondire la cooperazione in campi specifici. “Bisogna avere il coraggio di ammettere che alcuni paesi vanno avanti più rapidamente di altri” riassume Merkel. Un progetto che già solleva l’opposizione dell’est europeo, che pero’ ha poca voce in capitolo dopo il rifiuto della solidarietà con la Germania sulla questione dei rifugiati. Dietro le quinte, i quattro dirigenti hanno discusso soprattutto di Brexit e delle sue conseguenze. Il Brexit come una possibilità di rilancio? La Gran Bretagna ha spesso bloccato l’avanzamento nelle politiche comuni. Purtroppo, il primo terreno per avanzare sembra essere quello della difesa. Interessa il mondo industriale – mai sono state prodotte tante armi e l’Europa, Francia e Germania in testa, è un grande esportatore. I ministri degli Esteri e della Difesa della Ue studiano la creazione di un quartier generale di addestramento comune. In questo campo, la Brexit potrebbe del resto essere molto soft, visto che Londra ha un peso – nucleare – in questo settore. Più difficile pensare che i cittadini si entusiasmino sul rilancio dell’Europa attraverso la difesa. Altri campi esplorati: la sicurezza interna, il controllo delle frontiere, l’asilo e la questione dei migranti. Arrivare a una base di diritti sociali resta un argomento di serie B. Gentiloni insiste su un’Europa attenta a “crescita e investimenti”.
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