Migranti. Il senato approva i tribunali speciali

by Andrea Fabozzi, il manifesto | 30 Marzo 2017 9:08

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La legge passa alla camera tra le critiche delle associazioni: “Torna il vecchio binomio immigrazione-sicurezza”. Ignorate le preoccupazioni dei magistrati e le osservazioni dei giuristi: forti rischi di incostituzionalità

Una fiducia mai così bassa per il governo Gentiloni in senato. Sul decreto Minniti-Orlando che introduce procedure e tribunali speciali per i richiedenti asilo l’esecutivo ha raccolto assai meno della maggioranza assoluta dei senatori. Diversi assenti nella maggioranza ed è mancato anche l’abituale sostegno dei verdiniani. Ma banchi ancora più vuoti per le opposizioni: al solito appoggio occulto al governo di Forza Italia si è aggiunta la mancanza di oltre un quarto del gruppo grillino, a conferma di una linea quantomeno altalenante dei 5 stelle sull’immigrazione. Alla fine il governo ha raccolto 145 voti di fiducia e 108 contrari. Numeri lontanissimi da quelli con i quali Gentiloni era partito a dicembre (169 sì) ma anche dall’ultimo recentissimo voto di fiducia sul processo penale (156 sì il 15 marzo).

IL DECRETO passa ora alla camera, dove deve essere convertito entro il 18 aprile, anche se contiene misure che saranno applicabili al più presto tra quattro mesi – il che mette in pesante dubbio i requisiti di necessità e urgenza indispensabili per ogni decreto. I deputati avranno una mancata di ore per approvarlo, perché il testo arriverà in aula il 10 aprile a ridosso delle vacanze di pasqua, e sarà inevitabilmente blindato da un’altra fiducia.
Ne risentirà il dibattito parlamentare sul diritto di asilo, come è stato al senato dove non sono mancate le forzature. La principale: in commissione non è stato ritenuto ammissibile un emendamento per l’abolizione del reato di clandestinità, anche se successivamente in aula la presidenza ha ammesso che «avrebbe potuto essere considerato attinente alla materia d’esame». Ma nel frattempo ancora una volta l’odiosa norma della Bossi-Fini è rimasta in piedi, nonostante il ministro della giustizia Orlando avesse collegato le novità del decreto approvato ieri con la possibilità di «superare» il reato di clandestinità. Orlando, che firma con Minniti il decreto, ha tenuto un profilo molto basso sul provvedimento, tanto che ieri ha trovato il modo di felicitarsi pubblicamente per l’approvazione alla camera di un’altra legge (quella sui minori non accompagnati) ma ha taciuto per il passo in avanti della legge che porta il suo nome. In effetti assai poco spendibile da un punto di vista garantista.

PENSARE CHE DIMINUENDO le garanzie per i più deboli sia la soluzione alle difficoltà del nostro paese – ha commentato in una nota l’Arci – è sbagliato e avrà l’effetto opposto. Oltre a criminalizzare rifugiati e immigrati, questo decreto metterà ancora più in difficoltà il sistema dell’accoglienza aumentando tempi di attesa e spesa pubblica». «Si torna al vecchio binomio immigrazione-sicurezza – ha aggiunto il responsabile immigrazione della Caritas – I Cie sono molto costosi e fortemente lesivi dei diritti delle persone, l’idea del ministro Minniti di distribuirli per tutto il territorio non può essere in alcun modo la soluzione».
L’abolizione del reato di immigrazione clandestina – come ha fatto notare durante le audizioni, rimaste però tutte inascoltate dai senatori di maggioranza, l’avvocato Guido Savio – avrebbe anche consentito quel risparmio di spesa necessario a coprire i costi delle 26 nuove sezioni specializzate, previste dal maxiemendamento del governo approvato ieri – una per ogni sede di corte d’appello e non più solo 14 nelle città principali. La novità dovrà dunque funzionare, quando il Csm avrà pronti i regolamenti, tra almeno 120 giorni, «senza nuovi oneri né incrementi di organico nei tribunali». L’esito è prevedibile. Così com’è stata abbondantemente segnalata l’incostituzionalità di un tribunale speciale individuato non per materia, dal momento che la competenza su altri aspetti come i permessi di soggiorno resta delle sezioni ordinarie, ma per categoria di persone, appunto i richiedenti asilo.

LA PREVISIONE solo eventuale dell’udienza pubblica e del contraddittorio con il migrante in primo grado, poi, costituisce secondo il parere di molti giuristi ascolti un’evidente e incostituzionale violazione del diritto a un processo pubblico, previsto dall’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Ad esso ancora recentemente la Cassazione ha riconosciuto rilevanza costituzionale, sacrificabile nel giudizio di legittimità solo in virtù del fatto che sia sempre stato assicurato nei giudizi di merito di primo e secondo grado. Per i richiedenti asilo tutto questo non varrà più, anzi l’appello è del tutto cancellato. Perché il governo vuole diminuire e velocizzare i ricorsi giudiziari quando le commissioni territoriali non riconoscono il diritto all’asilo. Eppure non è detto che funzionerà, perché come ha evidenziato anche l’Anm dei giudici di Cassazione, «tagliando l’udienza non si tagliano i tempi, si tagliano soprattutto le garanzie delle parti del procedimento». Oltre al fatto che il mancato appello non farà che aumentare i ricorsi, magari infondati, in Cassazione.

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