Boom della pillola dei 5 giorni dopo
I dati sulle vendite del farmaco nel 2016: «Sono cresciute del 96% in 10 mesi» Rispetto al 2014 sono aumentate di 15 volte
L’ impennata di vendite che arriva a quota 200.507 in dieci mesi, 660 al giorno, è il segnale di un’Italia in cui la prevenzione della gravidanza indesiderata incespica. Soprattutto tra le ventenni. Perché troppo spesso si corre ai ripari solo dopo avere fatto l’amore.
Duecentomilacinquecentosette sono le pillole dei cinque giorni dopo vendute in farmacia da gennaio a ottobre 2016, nel 2014 erano 13.401. Nel giro di due anni, sempre nello stesso periodo, l’aumento è di 15 volte. Tra il 2014 e il 2015 la crescita è del 664,2%, tra il 2015 e il 2016 del 95,8%. La loro funzione è mettere al riparo da una possibile gravidanza dopo un rapporto non protetto (o in cui il metodo contraccettivo ha fallito).
La pillola dei cinque giorni dopo è un contraccettivo, ma d’emergenza. Eppure oggi in Italia viene acquistata una ellaOne, nome commerciale della compressa, ogni due minuti. Notti comprese. Ventisei euro e 90 a pillola, non rimborsabili dal servizio sanitario.
Il record di vendite è raggiunto dopo la tormentata liberalizzazione del farmaco. Dal 9 maggio 2015 chi vuole avere la pillola non deve più presentare nessuna ricetta, tantomeno un test medico che accerti uno stato di non gravidanza, come avveniva fino ad allora. L’obbligo resta solo per le minorenni.
È la decisione dell’Agenzia del farmaco (Aifa) presa per allineare l’Italia al resto d’Europa. Già nel gennaio 2015, infatti, la Commissione europea dà indicazione di distribuire in farmacia senza prescrizione medica la ellaOne perché ritenuta sicura e più efficace se usata durante le 24 ore successive al rapporto sessuale a rischio. L’Aifa liberalizza il farmaco in rottura con il Consiglio superiore di sanità, emanazione del ministero guidato da Beatrice Lorenzin (Ncd).
La scelta mette fine all’odissea delle donne, spesso rimbalzate da un Pronto soccorso a un consultorio per ottenere il farmaco, tra mille imbarazzi, giustificazioni inutili e perdite di tempo. E porta a una crescita esponenziale delle vendite. Dati che si prestano a numerose riflessioni. Li ha raccolti Federfarma su richiesta del Pd lombardo, che nei prossimi giorni presenterà il report annuale sulla situazione delle interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) e la prevenzione. Sara Valmaggi, vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia per il Pd, sottolinea: «Rendere libero l’acquisto di questo metodo contraccettivo d’emergenza senza l’obbligatorietà di prescrizione è stata una scelta giusta e di civiltà. Finalmente l’Italia si è allineata agli altri Paesi europei nel prevenire eventuali interruzioni di gravidanza evitando alle donne le sofferenze legate a un evento così traumatico. La relazione stessa dello scorso dicembre del ministero della Salute mette in relazione la riduzione del numero degli aborti con l’aumento delle vendite di questo farmaco (meno 9,3% rispetto al 2014 ndr ). Il progresso della farmacologia e le prese di posizione chiare delle istituzioni sanitarie possono tutelare la salute oltre che ridurre inutili costi sociali ed economici».
La vicepresidente del Consiglio superiore di Sanità Eleonora Porcu, ginecologa e docente all’università di Bologna, commenta: «Il record di vendite dimostra che in Italia non c’è una cultura consapevole della procreazione. Ci si affida alla contraccezione d’emergenza e non a una vera programmazione o meno delle gravidanze. Io lo sento come un mio fallimento perché, insieme ai colleghi medici, non sono riuscita a vincere la battaglia di un’informazione corretta. Le donne hanno sempre ragione, loro se la cavano come possono. Ma perché noi non riusciamo a fare passare il messaggio di come si fa vera prevenzione di una gravidanza indesiderata, senza ricorrere a metodi d’emergenza ?».
Simona Ravizza
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