Juppé si chiama fuori. Il partito «reincarica» Fillon
PARIGI «Abbiamo scherzato», sembrava dire il presidente del Senato Gérard Larcher che fino a domenica implorava Fillon di farsi da parte, quando ieri sera dopo un’ora e mezza di riunione dei Républicains si è presentato davanti alle telecamere per proclamare: «Il comitato politico del partito rinnova all’unanimità il suo sostegno a François Fillon, che prenderà iniziative per rappresentare insieme i valori della destra e del centro. I Républicains sono quindi uniti e determinati attorno a Fillon. Il dibattito è chiuso».
Finisce così — per adesso — una fase surreale della campagna elettorale francese, con il candidato della destra Fillon trattato per giorni dal suo stesso partito come un morto che cammina e poi riabilitato in cambio, apparentemente, di maggiore attenzione alle ragioni dei moderati. Come se il punto fosse il programma, o una linea politica troppo a destra.
La verità è che Fillon cala nei sondaggi perché indebolito dallo scandalo sugli impieghi (forse) fittizi di moglie e figli, il 15 marzo deve presentarsi davanti ai giudici istruttori che con ogni probabilità lo metteranno sotto esame, lui aveva promesso che in quel caso avrebbe abbandonato la corsa all’Eliseo, e poi ha cambiato idea. È passato da favorito a perdente quasi certo, e allora i Républicains hanno provato a cambiare cavallo puntando su Alain Juppé. Questo era il punto, altro che «l’unità con il centro» evocata da Larcher.
Ma l’inatteso successo della manifestazione di domenica al Trocadéro, convocata da Fillon per rispondere ai giudici e ai «traditori» del suo stesso partito, ha trasformato lo scenario. Ieri mattina ancora Nicolas Sarkozy proponeva una riunione a tre con Fillon e Juppé «per trovare una via di uscita» (cioè per convincere Fillon a passare la mano a Juppé), ma alle 10.30 il sindaco di Bordeaux si è chiamato fuori: «Lo ripeto una buona volta per tutte, non sono candidato alla presidenza della Repubblica». «Troppo tardi», ha detto Juppé, che non ha mancato di criticare Fillon evitando di assicurargli il suo appoggio.
L’ostinazione di Fillon ha premiato, in assenza di un «piano B», il candidato della destra resta lui e il partito spaccato ora vuole sembrare compatto, almeno fino al prossimo tradimento.
Stefano Montefiori
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