L’Europa contro l’Italia per l’inquinamento
La Commissione europea per la seconda volta ammonisce quei paesi (tra cui anche Germania, Spagna, Francia e Gran Bretagna) che non hanno adottato misure idonee per contrastare l’inquinamento da biossido di azoto (NO2). Questo gas prodotto principalmente dal traffico automobilistico, scrive Bruxelles, provoca ogni anno 400 mila morti premature
Un cartellino giallo per contrastare la prima emergenza sanitaria di massa in Europa.
L’apertura della seconda fase della procedura d’infrazione avviata ieri dalla Commissione europea è un ammonimento grave ma scontato, l’ultimo prima di deferire cinque paesi alla Corte di Giustizia dell’Ue per non avere intrapreso “misure idonee” a contrastare l’inquinamento da biossido di azoto (NO2).
Italia, Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna avranno due mesi di tempo per mettersi in regola. Scatteranno multe ma non cadranno governi e si continuerà a morire.
In questo caso non si parla di polveri sottili (Pm10/2,5) ma del gas che provoca irritazioni delle mucose, bronchiti e edemi polmonari e colpisce soprattutto bambini e persone affette da patologie dell’apparato respiratorio.
Solo in Italia il biossido di azoto è responsabile di 21.600 morti premature all’anno. La principale fonte di emissione nell’area di Milano, una delle più inquinate del continente, è il trasporto su strada (66%), seguita dalle combustioni per riscaldare gli edifici (14%). Sotto accusa sono i motori diesel.
Più di 400 mila persone, sottolinea Bruxelles, muoiono prematuramente nell’Ue a causa della pessima qualità dell’aria.
Nel 2013 l’elevato livello di NO2 ha ucciso prematuramente circa 70 mila cittadini (il triplo dei decessi causati dagli incidenti stradali).
Tra le misure strutturali suggerite dalla Commissione europea c’è la diminuzione globale dei volumi di traffico e un più generico auspicio a transitare verso un’economia a basse emissioni. La normativa Ue impone anche agli Stati di limitare l’esposizione dei cittadini all’inquinamento in caso di superamento delle soglie.
Ma non c’è obbligo più ignorato: in 23 dei 28 stati membri da anni le norme sulla qualità dell’aria sono sistematicamente violate (in 130 città). Le azioni legali in corso sull’NO2 riguardano 12 stati (Austria, Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Polonia, Portogallo, Spagna e Regno Unito).
Questo è il quadro e l’unico che si fa i complimenti da solo è il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Si dice sicuro che “la Commissione europea riconoscerà il nostro cambio di marcia”. Secondo Galletti le Regioni, che sono responsabili degli interventi contro lo smog, grazie a questo governo sarebbero state messe in condizione di “operare con la massima rapidità”.
Il ministro mette sul piatto anche una manciata di milioni stanziati per migliorare l’efficienza energetica degli edifici (370).
La realtà però è un’altra. In questo preciso momento in molte città italiane la concentrazione di sostanze inquinanti imporrebbe il blocco del traffico.
Eppure si continua a far finta di niente, “con la massima rapidità”.
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