Ceuta, centinaia di migranti saltano il muro, molti feriti
Il muro che divide l’Africa dall’Europa continua a fare vittime. Ieri mattina all’alba, circa 800 africani hanno assaltato in più punti contemporaneamente il lungo doppio filo spinato che separa l’enclave spagnola di Ceuta dal Marocco. Circa cinquecento di loro sarebbero riusciti a saltare verso la città spagnola, mentre secondo la Croce rossa almeno 25 persone sarebbero rimasti gravemente ferite dal salto e dalle lame aguzze. Alcune ong come CaMinando fronteras sostengono che molti sono precipitati al suolo anche dal lato marocchino e sono rimasti feriti. La recinzione è lunga più di 8 chilometri ed è alta sei metri.
Alle 7 sono arrivati sul posto i servizi di emergenza. Il governo fa sapere che anche 11 poliziotti della guardia civil che hanno cercato di bloccarli sono rimasti feriti. La polizia marocchina è solita cercare di bloccare con la forza gli assalti anche dall’altro lato della frontiera. Gli africani che hanno raggiunto il sogno di toccare terra spagnola, euforici, cantando bossa («vittoria» in fulano, la lingua parlata in molti paesi dell’Africa occidentale) avrebbero raggiunto il centro di permanenza temporale per immigrati.
Questo tipo di assalti è relativamente frequente, soprattutto quando diminuisce la presenza della polizia sul confine (in questi giorni mobilizzata altrove per lo sciopero dei lavoratori portuali). Uno dei più imponenti di questi tentativi di «salto» si è verificato la notte di capodanno: 1.100 africani tentarono di arrivare su suolo spagnolo, ma ce la fecero solo in due. Secondo i dati diffusi da Frontex pochi giorni fa, nel 2016 per Ceuta e Melilla (l’altra enclave spagnola in territorio marocchino) sono entrate solo 1.000 persone, uno dei numeri più bassi degli ultimi anni.
Amnesty international pochi giorni fa aveva denunciato a Madrid nel rapporto Ceuta y Melilla: un territorio sin derechos para personas migrantes y refugiadas che ci sono almeno otto tipi di violazioni di diritti umani nelle città di Ceuta e Melilla, tra cui le espulsioni sommarie, gli abusi della polizia e le pessime condizioni dei centri di permanenza temporale, soprattutto per il vulnerabile collettivo lgbt. Una delle questioni che ha sottolineato Amnesty è l’impossibilità di accedere legalmente alla penisola.
A Ceuta dal 2015 non è stata ricevuta neppure una domanda di asilo politico, mentre a Melilla arrivano solo siriani previo pagamento di consistenti somme di denaro. Chiedere asilo in queste due città di frontiera è comunque problematico, perché anche se in teoria il permesso temporaneo di residenza sarebbe valido su tutto il territorio nazionale, le autorità non consentono di lasciare l’enclave.
La questione dei rifugiati è un tema molto sentito a livello sociale in Spagna. Oggi alle 4 a Barcellona è stata convocata da diverse organizzazioni cittadine una grande marcia in favore dei rifugiati con lo slogan: «Basta scuse, accogliamo ora». La marcia arriva dopo che la piattaforma Casa nostra, casa vostra ha raccolto più di 70mila firme, fra entità, associazioni e privati cittadini sotto un manifesto che chiede al governo spagnolo e a quello catalano di fare della Catalogna una terra d’accoglienza, a favore di misure per l’inclusione sociale dei migranti, contro il razzismo, xenofobia, Lgbtfobia e il maschilismo, per difendere il diritto alla libera circolazione e per lavorare per combattere l’ingiustizia, la guerra e la violazione dei diritti umani. Gli organizzatori sperano sia la marcia più grande organizzata in Europa finora in appoggio dei rifugiati. La manifestazione arriverà fino al porto per ricordare i più di 5000 morti in mare dell’anno scorso. La settimana scorsa un concerto al Palau Sant Jordi di Barcellona aveva fatto il pienone (15mila persone) in solidarietà coi rifugiati. Fra i protagonisti, l’associazione di bagnini solidari Proactiva Open Arms, che salvano in mare i gommoni alla deriva da morte sicura.
La Commissione Europea ha accolto solo 12mila dei 160mila richiedenti asilo da Grecia e Italia che si era impegnata a ricevere. La Spagna ne ha accolti solo 744 (600 dalla Grecia e 144 dall’Italia) a fronte dei 15mila per cui si era impegnata. Dei 22mila che la UE doveva ricevere dai paesi confinanti con la Siria, come Turchia e Libano, ne ha ricollocati 13mila, 289 dei quali in Spagna.
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