by Leo Lancari, il manifesto | 11 Febbraio 2017 9:10
Un taglio netto ai diritti di quanti chiedono asilo in Italia, accelerazione dei rimpatri per i quali sono stati raddoppiati i fondi e riapertura dei fallimentari Centri di identificazione ed espulsione, che però da oggi si chiameranno Centri permanenti per i rimpatri per i quali sono stati anche aumentati i tempi massimi di detenzione, passati dagli attuali 90 giorni previsti per i Cie a 135.
Con un decreto legge il governo vara il pacchetto sull’immigrazione messo a punto dal ministro degli Interni Marco Minniti e presentato nei giorni scorsi in parlamento. «L’obiettivo strategico non è chiudere le nostre porte ma trasformare sempre più i flussi migratori da fenomeno irregolare a fenomeno regolare, in cui non si mette a rischio la vita ma si arriva in modo sicuro nei nostri paesi e in maniera controllata», ha detto il premier Paolo Gentiloni presentando il provvedimento. Dimenticando, però, di spiegare quali sarebbero le vie sicure per arrivare in Europa visto che, dall’accordo con la Turchia a quello con la Libia (in bilico prima ancora di cominciare), gli sforzi europei sembrano concentrati soprattutto nel fermare le partenze dei barconi carichi di disperati.
TEMPI RAPIDI PER L’ASILO. Salvo modifiche in futuro il profugo che si vedrà respingere la richiesta di asilo per un ripensamento potrà contare solo sulla Cassazione- Per «ridurre i tempi» dell’esame delle domande, il governo ha infatti pensato bene di sopprimere un grado di giudizio. «C’è un’emergenza e non ci possiamo permettere che i tempi del processo ci sfuggano di mano determinando effetti su forze dell’ordine e Comuni», ha spiegato il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Sempre per velocizzare i tempi è prevista l’assunzione di 250 specialisti da utilizzare nelle commissioni di esame (10,2 milioni l’anno la spesa prevista) e verranno istituite in 14 tribunali ordinari altrettante sezioni specializzate con giudici dedicati a questa attività. «E’ utile intervenire con urgenza sull’impatto del fenomeno migratorio sulla giurisdizione – ha proseguito Orlando – perché i tempi del riconoscimento dello status di profughi stanno crescendo: da 167 a 268 giorni». Una lentezza dovuta anche alla complessità dei casi da esaminare (e che per questo richiederebbero maggiori garanzie) , come ammette lo stesso Guardasigilli. «Comprendere se c’è un presupposto dell’asilo o meno è più complicato rispetto ai tempi in cui i luoghi di provenienza dei migranti erano meno».
CENTRI PER I RIMPATRI Vanno a sostituire i vecchi Cie e ce ne sarà uno in ogni regione per un totale di 1.600 posti. I tempi di detenzione passano dagli attuali 90 a 135 giorni e nei Cpr potrà essere internato, fino a tre mesi, anche chi, rintracciato sul territorio si rifiuta di farsi rilevare le impronte digitali. Il governo ha anche stanziato 19,5 milioni di euro in più per i respingimenti, mentre i garanti per i detenuti avranno libero accesso nei Cpr per effettuare dei controlli.
LAVORI SOCIALMENTE UTILI I richiedenti asilo potranno essere impiegati in «lavori di utilità sociale a favore della collettività». E’ previsto che, grazie all’utilizzo di fondi europei, i Comuni possano dar vita insieme alle organizzazioni del terzo settore a progetti che prevedano l’impiego volontario dei richiedenti asilo (per i quali è prevista una copertura assicurativa).
BARCONI Il decreto prevede infine che al termine delle operazioni di soccorso dei migranti il comandante dell’unità milita intervenuta possa procedere all’affondamento del barcone sul quale viaggiavano i migranti per poi trasmettere nelle 48 ore successive il verbale dell’operazione al pubblico ministero competente.
L’affondamento dell’imbarcazione è possibile «nei casi eccezionali in cui tale misura risulti indispensabile per fronteggiare un pericolo concreto» e per la sicurezza della navigazione.
Giudizio favorevole al decreto è stato espresso dal responsabile Immigrazione dell’Anci e sindaco di Prato Matteo Biffoni. «Sono previste una serie di misure sulle quali come Anci avevamo insistito negli scorsi mesi, e che adesso guadagnano concretezza», ha spiegato. Un giudizio diametralmente opposto a quello espresso dal presidente del Centro Astalli, padre Camillo Ripamonti, per il quale «si è molto concentrati sul velocizzare espulsioni e rimpatri di chi soggiorna illegalmente ma non si affronta il tema principale: le quote di ingresso dei lavoratori migranti non vengono attivate ormai da diversi anni. Non esistono – conclude padre Ripamonti – vie legali per arrivare a chiedere asilo in sicurezza».
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