by Emanuele Giordana, il manifesto | 9 Febbraio 2017 9:35
I bombardamenti aerei Usa responsabili del 5% dei morti ma, rispetto al 2015, la cifra è raddoppiata. I talebani scrivono a Trump: «Ormai serve un’amara medicina: te ne devi andare»
Ci sono anche una rosa e una spina afghani nella nuova amministrazione americana di Trump. La rosa è Ashraf Ghani che Trump ha avuto come docente quando il presidente afghano era esule negli States.
L’Afghanistan non figura nella lista dei sette Paesi maledetti e la rituale telefonata tra Trump e Ghani è stata amichevole. Anche perché, benché in campagna elettorale Trump fosse per il disimpegno, ora le cose sono cambiate.
L’Afghanistan e soprattutto il controllo delle sue basi aeree restano un baluardo formidabile in caso di guerra con l’Iran e, comunque, un fortino verso le mire russe, che Putin sia amico o no.
Le spine sono invece quelle della guerra infinita e portano il nome «taleban». L’emirato ha scritto a Trump una lettera invitandolo a fare le valigie. Dopo 15 anni, scrive la guerriglia in turbante, la lezione è chiara e, conclude il messaggio non senza ironia: «… forse alcuni contenuti di questa lettera si riveleranno amari… Ma dal momento che sono realtà e fatti tangibili, devono essere accettati e trattati come una amara medicina che viene assunta dai pazienti per evitare che la loro condizione peggiori».
La guerra continua, non risparmia nessuno e non si ferma nemmeno durante l’inverno: ieri sei membri dello staff del Comitato della Croce rossa (per antonomasia l’organo più neutrale che esista) sono stati uccisi nella provincia di Jawzian mentre andavano a consegnare aiuti umanitari. Due i dispersi.
I talebani hanno smentito un loro coinvolgimento. L’altro ieri invece un kamikaze si è fatto esplodere nel parcheggio della Corte suprema a Kabul uccidendo 21 persone tra cui 17 funzionari. Una quarantina i feriti. I quattro morti sono di passaggio.
Sulle vittime civili Unama, la missione Onu a Kabul, ha pubblicato il suo ultimo rapporto. Il peggiore da che monitora l’andamento della guerra e un refrain ormai abituale visto che ogni anno sembra peggio del precedente.
Il rapporto documenta 11.418 incidenti con vittime civili: 3.498 morti, 7.920 feriti. Di questi, rispettivamente, i bambini sono 923 e 2.589, con un aumento del 24% rispetto al bilancio precedente più alto.
In sostanza, dice il rapporto, i dati del 2016 sono i peggiori in assoluto dal 2009: allora gli incidenti registrati furono “solo” 5.969 (2.412 i morti e 3.557 i feriti). Da allora il bilancio si è praticamente raddoppiato.
I talebani sarebbero responsabili di un terzo degli incidenti contro un quarto imputabile alle forze filogovernative. Il rapporto nota che le battaglie di terra, spesso in aree densamente popolate, sono la prima causa di morte; la seconda sono gli Ied (bombe «sporche») piazzate dalla guerriglia in luoghi pubblici.
I bombardamenti aerei – afghani e internazionali – sono responsabili del 5% delle vittime ma, rispetto al 2015, la cifra è raddoppiata: 250 morti e 340 feriti, il bilancio più elevato dal 2009.
Va infine notato che, come già ammesso dai funzionari dell’Onu, non è possibile dare conto delle missioni segrete dei droni, aerei senza pilota che «selezionano» obiettivi mirati ma spesso colpiscono civili.
Il bilancio non è mai stato messo in chiaro dagli americani (dei droni – anche se ufficialmente solo a scopo ricognitivo – fanno comunque uso tutti gli stranieri, Italia compresa che ne ha appena comprati da Finmeccanica) nonostante le promesse di Obama (vedi il caso di Giovanni Lo Porto, ucciso da un drone americano in Pakistan nel 2015).
I talebani contestano: dicono che il 77,1% degli incidenti si deve ai filogovernativi e il 12,42% a loro. Un altro 17,48% si deve allo Stato islamico. Per Unama il Califfato ha ucciso 209 persone e ne ha ferite 690, in maggioranza sciiti.
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