Roma. L’assessore Berdini si dimette,ma Raggi respinge con riserva

by Giuliano Santoro, il manifesto | 9 Febbraio 2017 9:08

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ROMA. Il clima è sempre più incandescente attorno alla giunta Raggi. Ci sono le inchieste e le polemiche interne. E c’è la proroga di un mese chiesta dall’amministrazione di Virginia Raggi sulla questione enorme dello stadio della Roma, con le pressioni dell’ambiente calcistico per costruire la grande opera di Tor di Valle.

All’indomani dell’incontro tenutosi Campidoglio tra società calcistica, costruttore e giunta, arrivano le (presunte) dichiarazioni dell’assessore all’urbanistica Paolo Berdini. Il quale in una conversazione con La Stampa avrebbe definito «impreparata strutturalmente» la sindaca. «Lei si è messa in mezzo a una corte dei miracoli – avrebbe detto ancora Berdini – Anche in quel caso, io glie l’ho detto: ‘Sei sindaco, quindi mettiti intorno il meglio del meglio di Roma’. E invece s’è messa vicino una banda». La smentita di Berdini è immediata. L’urbanista smentisce tutto: «Non sto a raccontare di pesanti insulti e minacce che ricevo quotidianamente in rete – dichiara – ora siamo passati anche alle trappole». Il giornalista Federico Capurso conferma tutto e in serata la Stampa diffonde anche un audio. Dettaglio non da poco per capire il contesto, molto più rilevante del fatto in sé.

Il colloquio, non una vera e propria intervista ma una chiacchierata all’interno della quale l’assessore si sarebbe «lasciato andare», sarebbe avvenuto a margine dell’assemblea che lo scorso venerdì 3 febbraio si è tenuta all’VIII municipio di Roma, per presentare la legge targata M5S sull’autorecupero del patrimonio edilizio.
Le parole di Berdini fanno infuriare Beppe Grillo, che dice ai suoi di essere stufo dei «continui attacchi» e del «fuoco amico che agita il Movimento al suo interno», con riferimento alle polemiche al vetriolo tra grillini. Anche i parlamentari M5S, compresi i più critici verso Raggi, non risparmiano critiche all’urbanista: «Se è deluso lasci, che ci sta a fare?».Nelle ore in cui Raggi doveva fare i conti con i pm della Procura di Roma e in cui era trapelata la notizia delle polizze di Salvatore Romeo intestate alla sindaca, Berdini aveva dialogato con una platea folta e variegata e aveva dimostrato ancora una volta di godere della simpatia di una parte importante della base pentastellata.

In consiglio comunale si agita la truppa pentastellata. Qualcuno, come il consigliere Enrico Stefàno, dice esplicitamente di attendersi le dimissioni dell’assessore. Altri chiedono a Berdini di conformarsi al parere della maggioranza di cui fa parte. La sua posizione appare in bilico. Si ipotizza il congelamento delle deleghe e qualcuno auspica la richiesta di un passo indietro. Raggi valuta il da farsi. È uscita paradossalmente rinvigorita dalle inchieste giudiziarie: messo davanti al fatto compiuto, Grillo ha abbandonato i toni tiepidi coi quali assisteva alle gesta dell’amministrazione romana e ha scelto di difenderla fino all’ultimo, di fatto ponendo un aut aut a tutti i nemici interni della sindaca, Roberta Lombardi in testa.

Così, se Berdini fino ad oggi ha fatto valere la sua competenza tecnica e la sua autorevolezza indiscussa anche presso i 5 Stelle per far passare la sua posizione sullo stadio della Roma, adesso la posizione trattativista dell’assessore allo sport (ed ex vicesindaco) Daniele Frongia e soprattutto di Raggi trova nuova linfa. La sindaca si sente più forte sul fronte interno ma non sa se ha la forza di rifiutare un progetto che buona parte della tifoseria giallorossa, complice la campagna messa in piedi dalla società di James Pallotta, spinge con vigore. Da qui le fibrillazioni tra la sindaca e il suo assessore, un indipendente che non ha mai fatto mistero di mantenere un profilo autonomo e interlocuzioni eterodosse rispetto ai canoni pentastellati.

Nel pomeriggio, in un Campidoglio nel quale appare buona parte della giunta, va in scena il chiarimento. Berdini presenta le sue scuse, ribadendo la totale estraneità alle rivelazioni del quotidiano. «Ho incontrato Virginia Raggi in Campidoglio – dice l’assessore – le ho ribadito la stima che merita. Provo profonda amarezza per la situazione che si è venuta a creare». Annuncia di aver «rimesso il mandato» nelle mani della sindaca. Raggi racconta così l’esito della giornata: «L’ho convocato, mi ha manifestato le sue scuse, mi ha presentato le sue dimissioni e io le ho respinte con riserva». Più avanti precisa: «Roma sta affrontando tematiche complesse e ci confronteremo nel merito».

Sfiora il cattivo gusto quando racconta: «Berdini si è presentato con la cenere in capo e i ceci sotto le ginocchia»». Si gioca di vendette e sfumature, dunque. Berdini formula le sue scuse e consegna le sue deleghe alla sindaca, quasi a chiedere che le rinnovi la fiducia in giorni in cui la battaglia campale sullo stadio richiede proprio accordi chiari. Raggi le accetta ma aggiunge alla sua soluzione quelle due paroline: «con riserva».

Se questa riserva riguarda proprio la complessa trattativa sullo stadio e le destinazione dei 600 mila metri cubi di cemento che lo accompagnano, lo scopriremo presto.

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