by Roberto Ciccarelli, il manifesto | 24 Gennaio 2017 9:05
La manovra sulle pensioni voluta da Renzi e inserita nella legge di bilancio per il 2017 aumenta il debito implicito – quello che lo Stato paga per erogare le prestazioni previdenziali, sanitarie e assistenziali – e scarica gli oneri finanziari sulle generazioni future. È la denuncia del presidente dell’Inps Tito Boeri, invitato a parlare ieri a «tutto pensioni 2017» del Sole 24 Ore. La manovra «aumenta la spesa pensionistica, aumentando la generosità di trattamenti su categorie che hanno già fruito di trattamenti più vantaggiosi di chi ne fruirà in futuro». Per Boeri l’estensione della quattordicesima ai pensionati minimi è un intervento che può premiare «le persone che si trovano in famiglie dove ci sono altre persone che hanno pensioni elevate o patrimoni ingenti». Meglio sarebbe stato legare la prestazione all’Isee.
PER SUSANNA CAMUSSO, segretaria Cgil, «il presidente dell’Inps vuole essere censore di intese sulle pensioni raggiunte in modo complicato e parziale con il governo. Non è possibile trattare nello stesso modo le prestazioni assistenziali e quelle previdenziali. Queste ultime sono basate sul versamento dei contributi e non devono essere soggette alla verifica dei redditi». «Solo chi viene da Marte – ha risposto Domenico Proietti, segretario confederale Uil- può pensare che dare la quattordicesima a chi prende mille euro sia favorire i pensionati ricchi. Dopo che per anni si sono utilizzate le pensioni come un bancomat adesso che si mettono risorse nel sistema non si può parlare di debito in questo modo. Se si parla di debito il problema va affrontato tagliando la spesa pubblica improduttiva e incidendo seriamente sull’evasione fiscale».
«IN QUESTA MANOVRA ci sono forti elementi di equità – ha risposto Stefano Patriarca, consigliere economico della Presidenza del Consiglio -Si è deciso di fare un’operazione selettiva a sostegno della categorie con maggiori difficoltà sul mercato del lavoro». Patriarca si riferisce all’anticipo pensionistico – Ape social. Quanto all’Ape normale, quella che scambia la pensione anticipata con un debito ventennale, è stata definita da Patriarca come «una politica di invecchiamento attivo». Gli oneri non si scaricano più sul bilancio pubblico, ma sulle tasche degli aventi diritto che dovranno lavorare per pagare il debito con le banche fino alla morte.
CESARE DAMIANO (Pd), presidente della Commissione Lavoro della Camera, si è detto stupito dai rilievi di Boeri. Damiano ha ricordato gli effetti «dolorosi e formidabili» creati dalle riforme pensionistiche del 2004, 2007, 2010 e 2011 che «hanno messo in sicurezza i conti dello stato e del sistema previdenziale con un risparmio di 900 miliardi di euro». Sono le riforme che hanno escluso le «generazioni future», ovvero tutti i precari e i lavoratori autonomi nati dopo gli anni Settanta che lavoreranno senza avere la speranza di percepire una pensione dignitosa dopo i 75 anni. Un’emergenza sociale gravissima più volte ricordata dal presidente dell’Inps, ma senza grandi risultati.
BOERI È PREOCCUPATO per l’aumento delle famiglie in povertà assoluta. La «carta acquisti» Sia adottata ha escluso molte persone, ma Boeri si è detto soddisfatto della scelta del governo Gentiloni (di Renzi) di estendere l’ex social-card inventata da Tremonti alle famiglie numerose con Isee inferiore a 3 mila euro ( 1 milione di persone su oltre 4 milioni di poveri assoluti) con un importo medio tra i 250 e i 400 euro mensili. Si chiamerà «reddito di inclusione sociale»: un rimedio irrilevante rispetto alla gravità della situazione che aumenterà lo spezzatino delle misure assistenzialistiche e selettive di cui l’Italia è specializzata.
***Boeri contro il governo: due anni di scontri***
Pensioni, Boeri boccia Renzi[1]
Legge di stabilità. Il presidente dell’Inps aveva presentato una riforma sull’uscita «flessibile» dal lavoro ma il governo l’ha rinviata al 2017. La manovra economica contiene «misure parziali e costose» che produrranno nuove «asimmetrie» in futuro. Un milione di pensionati vive con meno di 500 euro. Autonomi: è fuga dalla gestione separata
Il governo silura la riforma delle pensioni di Boeri (Inps)[2]
Welfare. Il conflitto tra il governo e il presidente dell’Inps Tito Boeri che ha presentato una proposta organica sulle pensioni: «Non per cassa, ma per equità». Palazzo Chigi: «L’uscita del piano era concordata». Ma il ministero del lavoro smentisce. Il tema più discusso è finanziare il reddito minimo per gli over 55 che perdono il lavoro con tagli a 230 mila «pensioni d’oro» e a 4 mila vitalizi dei politici sopra gli 80 mila euro
Pensioni, la bomba sociale dei precari[3]
Quinto Stato. Camusso (Cgil) critica Boeri (Inps): «La previsione sulla generazione anni Ottanta costretta a lavorare fino a 75 anni rischia di far passare un messaggio pericoloso di sfiducia ai giovani». Come se non lo sapessero già. Nel 2032 il sistema contributivo andrà a regime al costo di milioni di esclusi senza tutele e una pensione dignitosa.
Ape e esodati, tra Boeri e il governo è alta pensione[4]
Manovra economica. Il presidente dell’Istituto di previdenza rivendica la “sua” riforma delle pensioni e accusa l’esecutivo di affossare le casse dell’Inps. Boeri attacca anche sugli interventi di salvaguardia: “Ora c’è l’ottavo, e ho già i tam tam del nono”.
«Tutta la vita con il debito grazie al piano Renzi sulle pensioni» intervista a Christian Marazzi[5]
Debitocrazia. Intervista a Christian Marazzi, economista e analista del capitalismo finanziario: «Il piano del governo sull’anticipo pensionistico (Ape) trasforma i diritti sociali del Novecento in titoli finanziari. È la logica dei mutui subprime o del credito al consumo: anticipare per ipotecare il futuro. Stipulare un prestito con una banca per andare in pensione prima è una soluzione pericolosa e non risponde ai problemi della sostenibilità della sicurezza sociale»
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