Alexis Tsipras risponde picche a nuovi tagli

Alexis Tsipras risponde picche a nuovi tagli

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La strategia del primo ministro greco Alexis Tsipras è chiara: mostrare che non si può tirare la corda all’infinito, che non è possibile chiedere continuamente al paese nuovi sacrifici. Da una parte la maggioranza dei membri dell’Eurogruppo riconosce i grandi progressi compiuti dalla Grecia, ma contemporaneamente, il Fondo monetario internazionale continua a chiedere misure preventive, con nuovi tagli a pensioni e un sistema fiscale ancora più severo. Tutto questo, per «garantire» che la Grecia continuerà a seguire la strada del rigore anche dopo la fine del programma in essere, cioè dopo il 2018.

IL LEADER DI SYRIZA risponde in modo chiaro e rifiuta di accettare ulteriori tagli e decurtazioni che arrivano a 4,5 miliardi di euro. In un gioco delle parti che abbiamo imparato molto bene a conoscere, si vorrebbe costringere Atene ad accettare l’ennesimo «aut aut», e solo dopo concludere la valutazione ufficiale di quanto fatto sinora dalla Grecia, nel rispetto del pesante accordo imposto l’estate scorsa dai creditori.

LA GRECIA, senza questa valutazione positiva, non può riuscire a entrare nel programma di Quantitative Easing della Banca centrale europea e stabilizzare la propria economia a medio e lungo termine. Le prossime tappe, per capire se le distanze si potranno accorciare, sono quelle del summit del Fmi, il 6 febbraio, e il vertice dei ministri delle Finanze dell’Eurozona, il 20 febbraio.

O si riesce a trovare una via d’uscita entro il prossimo mese o, da marzo in poi, le varie campagne elettorali in molti paesi membri dell’Unione (in Olanda, in Francia, in Germania e forse anche in Italia) non permetteranno più di superare, prima dell’estate, l’ennesima fase di contrapposizione.

Syriza, tuttavia, dopo due anni esatti di governo, non intende fare altre importanti concessioni. Anche perché la sinistra radicale greca sa bene che i conservatori di Nuova Democrazia potranno anche essere in vantaggio in alcuni sondaggi, ma qualora venissero eletti, le loro capacità di manovra – dal punto di vista sociale e di politica economica – sarebbero estremamente esigue. Alexis Tsipras, quindi, chiede all’Europa di comprendere che una soluzione senza nuove misure di austerità oltre il 2018 e che stimoli la crescita economica (stimata per quest’anno al 2,7%), sarebbe una garanzia per tutte le parti in causa.

L’EUROPA è chiamata a decidere se ha ancora senso chiedere alla Grecia di poter arrivare a un avanzo primario del 3,5% per il 2019, il che vorrebbe dire impedirle di investire nello sviluppo, dopo sei anni di catastrofi create dall’austerità. E quest’Unione deve anche capire se ha senso cedere alle pressioni del Fondo monetario, che continua a insistere sul bisogno di introdurre licenziamenti di massa, boicottando i contratti collettivi. Tutto ciò, in un paese con la disoccupazione al 24% e i giovani che, quando trovano lavoro, molto spesso portano a casa meno di cinquecento euro al mese. «In tre anni abbiamo guadagnato 20 miliardi di euro, grazie ad un abbassamento dell’avanzo primario e ottenuto un nuovo programma di finanziamento», ha dichiarato Tsipras nella sua intervista al quotidiano Efimerìda Syntaktòn, dove ha fatto un bilancio dei suoi due anni alla guida del paese.

Riferendosi al rafforzamento dell’estrema destra in Europa e all’elezione di Donald Trump alla Casa bianca, Tsipras ha chiesto all’Europa «di pensare prima di tutto all’interesse comune e non ai calcoli politici immediati di ciascun paese». Il riferimento ha come principale destinatario la Germania della Merkel, che non sembra voler fare alcuna concessione, in vista delle prossime elezioni di settembre.
«Se dopo il 2018 ci dovessimo allontanare dagli obiettivi di bilancio, allora si potranno attivare opportune correzioni», ha dichiarato ieri il ministro dell’Energia greco Jorgos Stathàkis. Ma ha respinto qualunque richiesta di «misure e tagli preventivi», proposti o imposti dai creditori. Atene non vuole concedere altro.

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