by Giuliano Santoro, il manifesto | 25 Gennaio 2017 9:30
L’inchiesta sulle nomine in Campidoglio, giunta in procura corroborata dall’esposto dell’ex capo di gabinetto (e magistrato) Carla Raineri, dal parere negativo dell’Autorità anticorruzione e dal procedimento che ha condotto all’arresto del capo del personale, approda a un esito più volte annunciato in questi giorni. Virginia Raggi è indagata per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico per la nomina del fratello di Raffaele Marra, Renato, alla direzione del dipartimento turismo di Roma Capitale. Verrà ascoltata dai magistrati il prossimo 30 gennaio.
«Ho avvisato i consiglieri di maggioranza e i membri della giunta e, nella massima trasparenza che contraddistingue l’operato del M5S, ora avviso tutti i cittadini. Sono molto serena, ho completa fiducia nella magistratura, come sempre. Siamo pronti a dare ogni chiarimento», scrive Raggi sulla sua pagina Facebook evitando chirurgicamente la parola «indagata». Ci tiene a precisare, la sindaca, di avere informato Beppe Grillo e «adempiuto al dovere di informazione previsto dal Codice di comportamento del Movimento 5 Stelle».
Il riferimento è alle nuove regole che erano state proposte da Grillo il 2 gennaio scorso e successivamente ratificate on line. Sono quelle norme che disciplinano la questione delle indagini e la linea di condotta dei grillini eletti, riconoscendo per la prima volta in maniera chiara la mancata equivalenza tra avviso di garanzia e obbligo di dimissioni e avocando ogni decisione sull’espulsione dal M5S al «garante Beppe Grillo».
L’indagine che coinvolge Raggi, affidata al pm Francesco Dall’Olio, era partita dalla nomina del capo segreteria Salvatore Romeo, dipendente comunale di manifeste simpatie pentastellate che si era visto triplicare il proprio stipendio dopo la promozione accanto alla sindaca. C’era stato poi il parere dell’Anac, che aveva ravvisato un conflitto di interessi nella nomina di Renato Marra.
Secondo l’organismo presieduto da Cantone fu il discusso fratello Raffaele ad occuparsi della nomina di Renato, promosso a dirigente del settore turismo. Ma Raggi aveva poi acconsentito alla scrittura di un memoriale difensivo col quale si assumeva la responsabilità della decisione, per sanare la nomina e fugare ogni dubbio circa il ruolo tra i due fratelli Marra.
Sarebbe stata decisiva l’indagine per corruzione che ha condotto all’arresto dell’ex finanziere considerato da molti l’eminenza grigia del cerchio magico strettosi attorno alla sindaca. Da quelle carte, emergerebbe una chat su Telegram tra Raggi, Marra, Romeo e l’allora vicesindaco Daniele Frongia. Con uno scambio di messaggi, dal quale risulterebbe che la sindaca chiese al suo funzionario quanto guadagnasse il fratello, circostanza che proverebbe il ruolo di Raffaele nella nomina di Renato.
«C’è un concreto e attuale pericolo di reiterazione di condotte delittuose in considerazione del ruolo in concreto attualmente rivestito da Marra nel Comune di Roma, dell’indubbia fiducia di cui gode da parte del sindaco Virginia Raggi», aveva scritto il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Raffaele Marra, lo scorso 16 dicembre. La nomina è stata revocata, Renato è andato a dirigere la polizia urbana del gruppo di via Cassia, il tribunale del riesame ha rifiutato l’istanza di scarcerazione a Raffaele. E il gruppo della chat, creatosi attorno alla sindaca all’indomani delle elezioni, è stato smantellato, oltre che dalle carte giudiziarie, dai vertici nazionali del Movimento.
Il primo del M5S a parlare è il capogruppo in consiglio comunale Paolo Ferrara: «Abbiamo appreso la notizia con serenità, coscienti che tutto verrà chiarito. Non c’è nessun dubbio in merito alla sindaca e la maggioranza va avanti compatta». «Ce l’aspettavamo, era nell’aria. Ora lasciamo lavorare la magistratura e speriamo di venirne presto fuori», dice invece il deputato romano Stefano Vignaroli, lo stesso che aveva messo in contatto Virginia Raggi con Paola Muraro, la consulente Ama esperta in smaltimento dei rifiuti che poi si era dimessa a causa di un’indagine a suo carico.
Il segretario Pd ed ex premier Matteo Renzi reagisce sornione: «Invito tutto il Pd a rispettare la presunzione d’innocenza e non rincorrere le polemiche. Non cerchiamo scorciatoie giudiziarie, non cediamo all’odio per l’avversario, non attacchiamo Virginia Raggi».
SEGUI SUL MANIFESTO[1]
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2017/01/90544/
Copyright ©2024 Diritti Globali unless otherwise noted.