PARIGI. «Abbiamo cominciato a mettere i primi mattoncini per costruire la sinistra della speranza ». Con la mano sul petto in onore al suo motto («Far battere il cuore della Francia»), Benoît Hamon ringrazia i suoi elettori radunati dentro a una chiatta sulla Senna prima di brindare e lanciare la musica disco. «Mi rifiuto di opporre il cuore alla ragione» dice invece Manuel Valls ai suoi sostenitori. «Adesso – continua l’ex premier – dovrete scegliere tra promesse irrealizzabili e impegni responsabili ».
E’ cominciata ieri sera la sfida finale tra riformisti e radicali. Le primarie organizzate dal partito socialista rispecchiano l’eterna lotta tra le due anime della gauche, ma incoronano anche un nuovo protagonista. Hamon, 49 anni, è arrivato a sorpresa in testa (36%) davanti a Valls (31%). Con una campagna elettorale tutta incentrata sui temi sociali (tra cui la sua proposta di “reddito universale”) l’ex ministro dell’Istruzione ha smentito i pronostici, guadagnando oltre venti punti nei sondaggi in poche settimane, fino ad eliminare Arnaud Montebourg (17%), un tempo favorito alla nomination.
Come nelle primarie della destra, in cui François Fillon ha sbaragliato la concorrenza, anche questa volta gli elettori hanno ribaltato le previsioni. La partecipazione alla consultazione è stata inferiore a quella del 2011: meno di 2 milioni di votanti contro 2,8 milioni. Dopo 5 anni di governo, con la clamorosa rinuncia di François Hollande a causa della sua impopolarità record, la sinistra francese è in forte crisi e mai così divisa. Il liberale Emmanuel Macron e il gauchiste Jean-Luc Mélenchon sono candidati outsider, fuori dalle primarie. Una frammentazione che provoca una situazione paradossale: il candidato che sarà designato dal Ps tra una settimana potrebbe non solo essere eliminato già al primo turno delle presidenziali, il 23 aprile, ma addirittura finire in quarta posizione, dietro Macron o Mélenchon a seconda delle configurazioni.
Subito dopo i risultati, Montebourg ha preso atto della sconfitta, chiedendo ai suoi sostenitori di votare per Hamon al ballottaggio. «Lo ringrazio, ho molta stima di lui» ha risposto il vincitore della serata per ricucire con il rivale. La “santa alleanza” tra gli esponenti della gauche radicale complicherà di molto la scommessa di Valls. Dopo una campagna elettorale difficile, in cui è stato vittima di numerose contestazioni, l’ex premier simbolo della sinistra riformista paga l’eredità dell’esecutivo: si ritrova relegato al secondo posto, dietro a uno dei candidati della corrente più radicale messa all’angolo durante gli anni di governo e che ora comincia ad assaporare la rivincita.
La netta preferenza dei militanti per Hamon nel voto di ieri dimostra che i temi economici e sociali hanno avuto la priorità rispetto a quelli della sicurezza o dell’immigrazione, centrali nel programma di Valls e che probabilmente torneranno a pesare nella campagna per le presidenziali. Nei sondaggi Hamon appare come il più debole nel voto per l’Eliseo. Una contraddizione che non è sfuggita a Valls secondo cui la scelta tra Hamon e lui è quella tra una «sconfitta assicurata e una vittoria possibile». Ma le primarie hanno dimostrato – a destra, come a sinistra – un’estrema volatilità dell’elettorato e la fine del cosiddetto “voto utile”, che un tempo spingeva a privilegiare non i candidati preferiti ma quelli più forti rispetto agli avversari. Valls e Hamon si incontreranno mercoledì in un confronto tv. Sarà un momento per chiarire le due identità che attraversano la sinistra e rischiano di far esplodere il partito dopo le presidenziali. ( a. g.)
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