In 74 per scortare 29 migranti così funzionano le espulsioni

by VLADIMIRO POLCHI, la Repubblica | 18 Gennaio 2017 17:01

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ROMA. Il piano di volo è da Fiumicino a Hammamet, con scali a Lampedusa e Palermo. L’aereo è un charter della Bulgarian Air affittato dal Viminale. I tunisini da espellere sono 29 e 74 gli accompagnatori: un funzionario della polizia di Stato, un medico, un infermiere, due delegati del Garante nazionale dei detenuti, 69 agenti di scorta non armati e in borghese. Fascette in velcro legano i polsi dei passeggeri. E poi: perquisizioni, carabinieri in tenuta anti-sommossa, riprese video delle operazioni, audizioni di due funzionari del consolato tunisino. Una spesa stimata in 115mila euro. Così il 19 maggio scorso sono stati riportati a Hammamet 29 migranti irregolari. Un rimpatrio forzato-tipo, raccontato in dettaglio da un rapporto del Garante dei diritti dei detenuti, che ben fotografa le difficoltà della macchina delle espulsioni.
Un passo indietro: il Viminale in queste ore prova a far ripartire il complesso meccanismo di contrasto all’immigrazione irregolare, fatto di Cie, accordi bilaterali ed espulsioni. Un sistema imponente che dà miseri frutti: nel 2016 i rimpatri sono stati meno di 6mila. Per questo, il ministro dell’Interno annuncia più Cie e nuovi accordi con i Paesi d’origine. Ma è l’iter stesso dell’espulsione a rivelarsi costoso e complesso. Lo dimostra bene il racconto di quanto avvenuto il 19 maggio 2016.

LA MACCHINA SI METTE IN MOTO
Il Viminale noleggia un volo della Bulgarian Air Charter, con decollo da Roma Fiumicino alle ore 8.40 e rientro alle 17 dello stesso giorno. A bordo, oltre al funzionario responsabile, siedono 71 persone appartenenti alla polizia di Stato. «Tra questi, un medico e un infermiere provenienti dai ruoli tecnici della polizia, che hanno garantito il presidio sanitario sino in Tunisia. Gli altri componenti avevano funzioni di scorta. Colpisce — si legge nel rapporto del Garante — il fatto che non vi fossero interpreti a bordo, anche se il caposcorta ha dichiarato la presenza di personale in grado di parlare inglese e francese». Gli agenti non sono armati, né in divisa, ma riconoscibili «per l’esposizione della placca, ovvero il distintivo di riconoscimento della polizia di Stato in cui non è visibile il nome, ma un numero identificativo. Sono presenti anche operatrici di sesso femminile ».
PRIMA TAPPA: LAMPEDUSA
Il primo scalo è a Lampedusa. Gli espulsi sono 30: «Il limite massimo che l’accordo bilaterale Italia- Tunisia prevede per una singola operazione». All’arrivo all’aeroporto, «i cittadini tunisini da rimpatriare, provenienti dall’hotspot, erano sulla pista all’interno di un pullman della Misericordia (onlus locale), scortati da circa dieci carabinieri in tenuta da ordine pubblico». Non mancano le tensioni. I tunisini devono ancora firmare i decreti d’espulsione, alcuni rifiutano di scendere dal pullman, arriva un nuovo contingente di carabinieri in tenuta anti-sommossa, la questura di Agrigento riprende tutto con una telecamera. La situazione rischia di precipitare. Alla fine, grazie al dialogo instaurato da due ispettori anziani, tutti scendono. Dopo le perquisizioni personali («nella grande maggioranza dei casi viene chiesto di abbassare le mutande») e dei bagagli, vengono applicate ai polsi degli espulsi fascette di velcro, che terranno anche in volo. Su questo indugia il rapporto: «Il caposcorta ci ha informato che durante il volo i rimpatriandi avrebbero tenuto sempre le fascette per salvaguardare la sicurezza, specificando che per rimpatri più lunghi, per esempio quelli in Nigeria organizzati dall’Italia con il coordinamento di Frontex, le fascette vengono tolte. Sui voli brevi, le fascette vengono tenute il più possibile, essendo minore la necessità di usare i bagni e dovendo i rimpatriandi consumare un solo pasto, fornito dalla Polaria durante lo scalo».
I CONTROLLI INCROCIATI
Il secondo scalo è, appunto, a Palermo. Qui si svolgono le audizioni con due funzionari del consolato della Tunisia e due agenti della polizia italiana, per verificare «l’effettiva provenienza e cittadinanza » dei migranti. Durante i colloqui, un ragazzo in lacrime dichiara di essere minorenne. I funzionari telefonano a Tunisi e accertano effettivamente la sua minore età: il giovane non può essere espulso e resterà in Italia.
VERSO HAMMAMET
Quindi si riparte per Hammamet. Vista la stretta scala d’accesso all’aereo, che permette il passaggio di una persona alla volta, il caposcorta avverte che «la situazione è esposta a rischi di gesti di autolesionismo». Tutti, invece, salgono senza incidenti. Si atterra alle 15.10. All’arrivo, i 29 cittadini tunisini vengono liberati dalle fascette e consegnati alle autorità locali direttamente dalla porta anteriore dell’aereo. Alle 15.45 del 19 maggio il volo della Bulgarian è pronto a decollare per far ritorno a Fiumicino.

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