Numeri Pari: una rete per la dignità e la giustizia sociale

by Roberto Ciccarelli, il manifesto | 18 Gennaio 2017 9:31

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Istituire un reddito minimo garantito e universale («reddito di dignità»[1]) superando lo spezzatino delle contraddittorie misure assistenzialiche e selettive che il governo intende istituire con il reddito di inclusione sociale, una riedizione della social card di Tremonti[2]. Raggiungere l’obiettivo «sfratti zero». Mettere la spesa sociale fuori dal patto di stabilità e chiedere la modifica dell’articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio. Resistere con il mutualismo, creare economie civili cooperative e welfare di comunità; antimafia sociale, lotta contro il razzismo e per l’accoglienza di migranti e profughi.

Sono gli obiettivi della neonata rete contro le disuguaglianze, per la giustizia sociale e la dignità «Numeri pari» promossa da Libera, Gruppo Abele, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), gli studenti della Rete della Conoscenza e il Roma Social Pride. Non una «struttura», ma una rete di reti o coordinamento dell’associazionismo, del volontariato e dei movimenti, realtà diffusissime nel nostro paese, molto spesso divise e frammentarie. Il coordinamento sarà «aperto e alla pari» con i responsabili dei nodi territoriali che manterranno l’autonomia. I nodi saranno costituiti entro marzo e si muoveranno su agende politiche indipendenti sull’esempio della manifestazione romana del 17 dicembre scorso[3] a sostegno dell’esperienza di accoglienza dei profughi del Baobab a cui hanno partecipato 10 mila persone.

L’obiettivo della «rete dei numeri pari» è incrociare le agende locali con quelle nazionali. Saranno i nodi territoriali a «dettare la linea» e il coordinamento a generalizzare le istanze. Comitati antimafia, centri sociali, reti, associazioni, campagne, progetti di mutualismo lanceranno le loro vertenze, il coordinamento le raccoglierà e, in base agli obiettivi e alle pratiche, si creeranno rapporti con i soggetti politici e culturali esistenti al di fuori della rete. Il metodo «dal basso verso l’alto» intende invertire le gerarchie che caratterizzano la politica rappresentativa e sarà visibile a partire dal 24 gennaio quando sarà lanciato un sito internet geolocalizzato dove saranno protagonisti i nodi territoriali.

I «numeri pari» sono un progetto ambizioso. Non solo per le dimensioni dei soggetti che si uniscono, ma perché rivendica una programmatica estraneità al politicismo delle sinistre politiche e non vuole essere una delle sommatorie identitarie in cui sono affogati altri tentativi nell’ultimo quinquennio. Intenti da verificare, ma avere immaginato una dialettica «orizzontale» e «democratica» è già un modo per rispondere a un grave un problema che ha paralizzato la società attiva, non solo la «sinistra».

Don Luigi Ciotti ha spiegato questo approccio nei termini di una «politica dei Noi»: «Noi non siamo navigatori solitari e eremiti digitali – ha detto – ciascuno viene da una lunga storia. Ora siamo chiamati a dargli una continuità più grande: umilmente, con concretezza e responsabilità, dobbiamo unire le forze. Non basta unirci dal basso, l’unione deve partire da dentro. Vogliamo unire le nostre forze con chi fa più fatica nella vita, con loro e non per loro. È necessario mettersi nei panni dell’altro, altrimenti resteremo solo dei teorici, dichiareremo una solidarietà che non si impasta con la giustizia. Se oggi i diritti sono deboli, non è solo a causa di chi li attacca, ma perché noi li abbiamo difesi troppo debolmente. È stata data una delega a piccoli gruppi, mentre la responsabilità è di tutti. Quella che immagino è una rivoluzione etica, sociale e politica contro la crisi e le povertà. Abbiamo il dovere di alzare la voce quando i molti scelgono un prudente silenzio».

«La rete – ha aggiunto don Armando Zappolini (Cnca) tra i portavoce della rete con Leopoldo Grosso (Gruppo Abele) – è «una reazione dal basso, che vuole dare visibilità alle tante iniziative avviate per aiutare le persone, e una denuncia forte all’opinione pubblica e alla politica, che sembrano essersi distratte di fronte al dramma di milioni di persone in povertà».

Una delle iniziative della rete sarà il rilancio della lotta contro le povertà e per il «reddito di dignità» «che non è quello proposto dai Cinque Stelle» ha precisato Giuseppe De Marzo (Libera). Si tratta di un reddito individuale, sufficiente, congruo rispetto alle competenze e al lavoro precedente, riservato ai residenti, italiani e non. «Una risposta strutturale e egualitaria alla crisi» per Martina Carpani (Rete della Conoscenza). «Un modo per sottrarsi al vuoto della rappresentanza e riconoscersi tra uguali nelle lotte» per Simona Panzino (Roma Social Pride).

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Endnotes:
  1. «reddito di dignità»: http://ilmanifesto.info/per-essere-degni-ci-vuole-come-minimo-un-reddito/
  2. social card di Tremonti: http://ilmanifesto.info/pensavano-fosse-la-lotta-alla-poverta-invece-era-la-social-card-di-tremonti/
  3. 17 dicembre scorso: http://ilmanifesto.info/baobab-un-corteo-per-svegliare-il-campidoglio/
  4. SEGUI SUL MANIFESTO: http://ilmanifesto.info/

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2017/01/90430/