Raid della polizia a Istanbul: “Catturato il killer di Capodanno”

by MARCO ANSALDO, la Repubblica | 17 Gennaio 2017 11:32

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ISTANBUL. Alla mezzanotte in Turchia tutti i programmi si interrompono per dare la notizia che il killer del night club Reina è stato catturato in un quartiere di Istanbul. Mancano le conferme ufficiali, ma i media turchi sembrano concordi sul fatto che sì, questa volta, dopo tre annunci andati a vuoto, l’assassino di Capodanno è stato catturato. Si tratterebbe dell’uzbeko Andulkadir Mashaporiv, il killer che il primo gennaio, poco dopo la mezzanotte, massacrò 39 persone al club. Le immagini della Cnn Turk mostrano l’uomo, la maglietta bianca sporca di sangue ed ecchimosi sul volto, venire portato via dalle forze di polizia nel quartiere di Esenyurt. Nell’appartamento dove il killer viveva da alcuni giorni è stato trovato anche il figlio di quattro anni. Masharipov, le cui foto hanno da subito fatto il giro di tutti i media, è conosciuto con il nome di battaglia di Abu Mohammed Khurasani. Il terrorista è stato trasportato alla divisione sicurezza di Vatan Street dopo essere stato sottoposto a controlli medici.

Proprio ieri, dopo settimane di silenzio imbarazzato, il governo di Ankara era tornato a parlare della strage. Per il vice premier Numan Kurtulmus l’attentato al nightclub più in voga di Istanbul era stato messo a segno da professionisti, ma con il coinvolgimento di un’organizzazione di intelligence straniera. «Quello del Reina — ha detto Kurtulmus a Hurriyet — non è stato solo un attacco di un’organizzazione terroristica, ma è stata coinvolta anche un’organizzazione di intelligence. Era ben pianificato e organizzato». Nel covo dell’attentatore, identificato nei giorni scorsi, sono stati trovati 150.000 dollari. Le forze di sicurezza turche sostengono che il killer avrebbe agito per denaro, e non per motivi ideologici. Gli 007 di Ankara avevano allargato negli ultimi giorni i loro contatti con le autorità di Uzbekistan, Kazakistan, Kyrgyzistan, Daghestan, Xinjiang (regione uigura della Cina), Marocco e alcuni Paesi europei, proprio per cercare di stringere il cerchio dopo le forti critiche venute dall’opinione pubblica.
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