Operazione Nato “Atlantic resolve”. Truppe Nato e Usa ai confini russi

by ANDREA TARQUINI, la Repubblica | 9 Gennaio 2017 13:01

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BERLINO. Arrivano i nostri, esultano Paesi baltici, Polonia, Romania. Minaccia e provocazione, pensano a Mosca. L’operazione Nato “Atlantic resolve” è iniziata poche ore fa, suscita percezioni opposte dei due blocchi risorti. Da porti tedeschi, le forze armate americane hanno iniziato lo schieramento in corsa di almeno 4000 soldati di prima scelta e centinaia di blindati, tra cui i tank pesanti Abrams, nei paesi orientali dell’Alleanza. A loro si uniranno altri 3mila soldati d’élite britannici, canadesi, tedeschi, mille per paese. Si dislocheranno tra Baltico, Polonia, Romania e Bulgaria. Presenza piccola ma simbolica: appare come l’ultimo gesto dell’amministrazione Obama verso la Russia, a pochi giorni dall’insediamento del presidente eletto Donald Trump che promette un disgelo con Putin. Sullo sfondo, c’è lo scontro sul ruolo di hacker russi nel voto americano.
È il più importante schieramento americano in Europa dalla fine della guerra fredda, e secondo alcuni dai tempi lontani in cui la Nato nacque e l’allora presidente Harry Truman applicò la dottrina del containment verso Urss e Centroest occupato dall’Urss, con enormi contingenti aerei, terrestri e navali americani nei Paesi alleati. È una risposta al comportamento della Russia, dall’invasione della Crimea all’ingerenza armata in Ucraina orientale, dicono alla Nato. Secondo loro, oltre all’annessione della Crimea definita illegittima, forze russe appoggiano i separatisti est-ucraini nelle regioni di Lugansk e Donetsk.
«Promettiamo continuità nella linea verso la Russia», ha detto il comandante supremo delle forze Usa in Europa, Ben Hodges. Spiegando: «In dicembre influenti senatori sia repubblicani sia democratici hanno scritto una lettera a Trump. Sottolineando che gli alleati esteuropei vogliono un segno tangibile, presenza militare Usa permanente da loro come deterrente verso Mosca. E noi restiamo il paese leader della Nato». Il presidente eletto non commenta.
Non cambia in modo significativo l’equilibrio delle forze Nato- Russia nelle zone in cui confinano. La “trojka” saldamente alla guida a Mosca, cioè il presidente Putin, i ministri della Difesa Shojgu e degli Esteri Lavrov, ha avviato da tempo un veloce ammodernamento e potenziamento delle forze armate e dispone di forze preponderanti terrestri, aeronavali, atomiche e delle unità speciali: efficienti, come si è visto in Siria. Ma la loro percezione dichiarata è di gesto ostile. L’opposto esatto della percezione nei paesi orientali della Nato. I tre Stati baltici (Estonia, Lettonia, Lituania), privi di vere forze armate, di aviazione, di contraerea, avendo importanti minoranze russe a casa temono agitazioni destabilizzanti russe. Non minore è l’inquietudine verso Mosca in Polonia, che pure — insieme all’Ungheria — dispone delle sole forze armate credibili e moderne dell’est della Nato. Varsavia mobilita anche milizie giovanili ausiliarie per il confine orientale. Addio al disarmo, addio a speranze di distensione. Così comincia in Europa il 2017, parallelamente al riarmo atomico mondiale.

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