Il Nordest solidale reagisce ai nuovi Cie e centri d’accoglienza disumani

by Gianluca Schiavon, il manifesto | 8 Gennaio 2017 11:33

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Poche ore sono passate dall’emergenza umanitaria nel centro di accoglienza di Cona (VE) e dalle parole del neoministro Minniti sull’apertura di un Cie in ogni regione per vedere una prima reazione popolare.

Il 7 gennaio si è svolto, infatti, un presidio a Gorizia presso la Prefettura competente per il Cie di Gradisca d’Isonzo contro la ipotesi ventilata di apertura di nuovi centri in cui stipare come bestie, in stato di detenzione extragiudiziaria, centinaia di persone.

Gli organizzatori della manifestazione, le associazioni antirazziste del Friuli-Venezia giulia, hanno ricordato come “dal 1998 ad oggi sono morte almeno 25 persone nei Cie italiani: morte per le botte, per il mancato soccorso, per la disperazione. Morte perché private della propria libertà personale in nome della burocrazia”. In condizioni del tutto analoghe a quelle in cui si trovava Sandrine Bakayoko a Cona.

La manifestazione è stata significativa, nonostante il clima rigidissimo, perché ha visto una presenza di oltre duecento persone da tutte le province: aderenti ai centri sociali, a Sinistra Italiana, Altra Europa e Rifondazione comunista, al mondo cattolico di base, e vari amministratori locali della zona.

Un altro gesto importante per l’affermazione di un clima più civile verso i migranti è avvenuto nella notte della befana a Pordenone quando un gruppo spontaneo, capitanato dalla Rete Solidale, ha occupato la loggia del Municipio per protestare contro il fatto che nove richiedenti asilo dormissero all’addiaccio (alla temperatura di -8°) da alcuni giorni.

La manifestazione, scaturita dopo il ricovero per assideramento di due di questi uomini, chiedeva un intervento immediato al Comune. A fronte della totale assenza di risposte dell’amministrazione comunale e  della Prefettura, Rifondazione Comunista circa alle 23 ha deciso di offrire ai nove uomini ospitalità notturna nella propria sede fino a che le istituzioni non trovino una struttura ricettiva idonea.

La federazione pordenonese del Prc non è, peraltro, nuova a tali gesti visto che, nell’ottobre 2015, aveva ospitato per oltre un mese un gruppo di afgani giunti in città. Gesti apprezzati dalla generalità dei cittadini di una comunità governata a livello locale e regionale da un personale politico che esprime esplicita contrarietà (le destre e qualche tg locale) o indifferenza (Serrachiani e M5S) per l’accoglienza.

Esponenti della giunta comunale, diretta da un sindaco di Fratelli d’Italia, annunciano querele per l’assenza di permesso della manifestazione. Le dichiarazioni vagamente intimidatorie non fanno però recedere dal denunciare l’abuso e dall’aiuto agli asilanti.

Colpiscono nel segno le parole di Paolo Ferrero “Fa impressione che, appena passato il Natale, amministrazioni locali che allestiscono presepi e inneggiano al cristianesimo, non siano per nulla preoccupati che i novelli Giuseppe, Maria ed anche Gesù – per non parlare dei re magi – possano tranquillamente morire assiderati. Noi comunisti la pensiamo in modo diverso. Per noi gli uomini e le donne sono tutti eguali e tutti hanno diritto a non morire di freddo”.

* direzione nazionale Prc/Se

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