Attentato al tribunale di Smirne, Ankara accusa il Pkk

by Dimitri Bettoni, il manifesto | 6 Gennaio 2017 10:03

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A pochi giorni dai fatti di sangue alla discoteca Reina di Istanbul, un nuovo attentato colpisce il 5 gennaio la Turchia, questa volta nella città di Smirne (Izmir in turco), sulla costa occidentale. Un’autobomba è esplosa davanti al palazzo di giustizia della città, mentre una seconda auto sarebbe stata fatta brillare dalla sicurezza. Alle esplosioni è seguito un intenso scontro a fuoco durato diversi minuti.

Un dipendente del palazzo di giustizia, Musa Can, e un agente di polizia, identificato come Fetih Sekin, sono morti. Secondo le prime ricostruzioni, l’agente, originario di Elazig, avrebbe fermato l’auto carica di esplosivo mentre cercava di entrare nel cortile dell’edificio. A quel punto gli attentatori avrebbero innescato la bomba e si sarebbero allontanati dall’auto poco prima dell’esplosione.

Un’altra auto è invece stata fatta brillare dalla sicurezza, che temeva una seconda autobomba. Durante il violento conflitto a fuoco successivo sono morti Sekin e due degli attentatori. Un terzo sarebbe invece riuscito a fuggire ed è oggetto di una massiccia caccia all’uomo in una città completamente deserta, dove i cittadini sono tappati in casa. I feriti sono invece sette, in condizioni che non destano preoccupazione. Due persone sono state tratte in arresto a poche ore dall’attentato, ma su di esse la polizia tiene il massimo riserbo.

L’obiettivo del gruppo armato sarebbe stato quello di entrare nel palazzo di giustizia dopo aver detonato l’autobomba, senza tuttavia riuscirci. Secondo il prefetto Erol Ayyildiz, sono stati sequestrati due kalashnikov, diversi caricatori e otto bombe a mano, oltre ad esplosivo ed alcuni razzi.

Sempre il prefetto ha puntato il dito contro il Pkk, affermando che i primi indizi raccolti, e in particolare il riconoscimento degli attentatori, indicherebbe chiaramente che i responsabili siano da cercare nella guerriglia autonomista curda.

ll vice ministro Veysi Kaynak ha commentato: «Considerate la pianificazione e le armi, le bombe e le munizioni sequestrate, appare chiaro che l’azione prevedeva un’atrocità di ben altra portata», aggiungendo che qualunque attacco condotto in Turchia non impedirà la presenza diretta della Turchia sia in Siria che in Iraq. Lo stesso Kaynak ha anche dichiarato che l’identità uigura dell’attentatore di Istanbul appare sempre più probabile.

Come dopo ogni episodio simile, è scattato in brevissimo tempo il divieto per la stampa di diffondere immagini e video dalla scena. Il partito di sinistra pro-curdo Hdp ha già emesso un comunicato condannando l’attacco in termini durissimi.

Operazioni contro il Pkk sono invece già in corso dall’alba nella regione di Lice, dove il governatore ha dichiarato dieci villaggi zona di coprifuoco e operazioni militari speciali. Nel frattempo il primo ministro Binali Yildirim ha ribadito che si attende azioni più incisive contro il Pkk sia dal governo iracheno a Baghdad, sia da parte del governo della regione curda autonoma ad Erbil.

Yildirim sarà in visita in Iraq la settimana prossima e ha annunciato di voler mettere sul tavolo della discussione la base di Bashiqa nel nord del paese, testa di ponte di tutte le avanzate turche sul suolo iracheno. Sono tuttora in corso operazioni aeree sulla regione montuosa di Qandil, dove il Pkk ha le sue basi, mentre si registra l’arrivo di nuove forze armate turche ad Hakkari, sul confine iracheno.

Se l’esercito turco è dall’estate scorsa impegnato nel nord della Siria, in Iraq il governo di Baghdad ha negato finora ad Ankara l’autorizzazione ad intervenire, incluso nella grande battaglia in corso a Mosul.

La Turchia appare particolarmente preoccupata dalla presenza del Pkk nella regione ezida del Sinjar, dopo che quest’ultimo ha allontanato l’Isis dalla zona ed organizzato milizie locali di autodifesa. Ma è di oggi la notizia, riportata dall’agenzia stampa Rudaw, che il Pkk ed il governo di Erbil avrebbero stretto un accordo per l’allontanamento delle milizie del gruppo dal Sinjar e la permanenza delle sole milizie locali Ypg-Ypj.

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