Migranti. Ritocchi alle leggi e Cie aperti subito Il Viminale accelera sugli irregolari

Migranti. Ritocchi alle leggi e Cie aperti subito Il Viminale accelera sugli irregolari

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ROMA Un pacchetto di misure sulla sicurezza che abbiano come priorità la lotta ai migranti irregolari. Provvedimenti urgenti, ma anche aggiustamenti normativi da portare in Parlamento nell’ambito di un progetto organico che potrebbe essere messo a punto entro la fine di gennaio. In tutta Europa si alza il livello di allarme, quanto accaduto prima a Berlino e adesso a Istanbul dimostra che i fondamentalisti islamici non concederanno tregua all’occidente.

E dunque al Viminale si decide di accelerare la realizzazione delle disposizioni contenute nella circolare diramata il 30 dicembre dal capo della Polizia Franco Gabrielli. Non escludendo la possibilità di proporre alle Camere ritocchi al reato di clandestinità proprio per evitare che gli stranieri denunciati rimangano in Italia fino al termine del procedimento penale. E indicando in cima alla lista delle priorità il rimpatrio di chi non ha i requisiti per essere accolto nel nostro Paese.

Una «missione» del ministro dell’Interno Marco Minniti che comincia domani a Tunisi, passa per una riunione bilaterale con le autorità de La Valletta che si svolgerà mercoledì a Malta, ma punta soprattutto a cambiare il sistema di assistenza dei migranti. Perché, è questa la sua convinzione ribadita anche dopo gli ultimi attacchi terroristici «riusciremo a portare avanti una vera politica di integrazione per chi ha diritto, soltanto se saremo severi con chi non ne ha».

Una «missione» comunque non facile perché rischia di finire al centro di veti politici incrociati, ma anche per le difficoltà di utilizzare strutture rimaste finora pressoché in stato di abbandono.

Cie e caserme

La circolare di Gabrielli impone «retate» per il rintraccio degli irregolari in tutte le zone dove gli stranieri sono diventati manovalanza della criminalità o comunque svolgono lavori «in nero». E l’immediato trasferimento nei Cie. Sono dieci i Centri di identificazione ed espulsione sparsi sul territorio e hanno una capienza di 1.600 posti, ma in realtà ce ne sono in funzione soltanto quattro con una disponibilità per appena 360 persone.

Il progetto prevede la riapertura urgente delle strutture nelle quali era già stata avviata la ristrutturazione e nelle Regioni dove ciò non è possibile si utilizzeranno le caserme che erano state individuate per l’accoglienza dei profughi. Ma anche in questo caso bisognerà avere il via libera degli enti locali e una risposta positiva appare tutt’altro che scontata.

Tunisia e Malta

Domani Minniti volerà in Africa, poi si trasferirà a Malta. L’obiettivo è evidente: ottenere l’immediato via libera ai rimpatri. Già la prossima settimana potrebbero essere organizzati alcuni voli charter per la consegna dei tunisini fermati durante i controlli delle ultime ore.

Dopo l’attentato al museo del Bardo del 2015 l’Italia è stato uno dei Paesi più collaborativi, anche per quanto riguarda i piani di incremento del turismo. L’intenzione è proporre ulteriore concessioni in cambio di una collaborazione effettiva delle autorità di Tunisi ad accettare il ritorno in patria dei propri connazionali. L’esempio più eclatante è quello di Anis Amri, l’attentatore di Berlino che fu espulso ma rimase nel nostro Paese perché la Tunisia non concesse il nulla osta.

Una strategia che naturalmente dovrà essere concordata con i maltesi, anche per quanto riguarda l’appoggio, anche economico della Ue, a un piano di rimpatri. E che non può prescindere dalla Libia, luogo dove cominciano i viaggi per attraversare il Mediterraneo.

Asilo e lavoro

Accelerazione delle procedure per chi richiede asilo e inserimento nei circuiti dei lavori socialmente utili per chi è in attesa di risposta. È questo uno dei capitoli principali da realizzare proprio perché alla linea repressiva venga affiancata una politica di integrazione. Entro il 10 gennaio si riunirà al Viminale la consulta islamica che ha tra i suoi compiti principali iniziative per una cooperazione fattiva che porti, come specificato nel documento istitutivo «a una comunità aperta e integrata, salvaguardata nelle differenze compatibili con il nostro ordinamento, rispettosa dell’identità nazionale e dei valori della società di accoglienza».

Espulsioni e reato

La parte più spinosa certamente riguarda le modifiche legislative, anche tenendo conto che finora ogni tentativo di abolire o cambiare il reato di clandestinità è andato a vuoto. E questo nonostante i magistrati e numerosi esperti di diritto abbiano spiegato che la contestazione di questa norma rallenta o addirittura impedisce l’espulsione dello straniero irregolare perché questi può chiedere di rimanere in Italia fino alla conclusione dell’iter processuale.

Fiorenza Sarzanini

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