Ricorso a Strasburgo contro l’accordo Ue-Turchia
Shabbir Iqbal è un ingegnere di 40 anni. Fino a dicembre di un anno fa viveva nel suo villaggio in Pakistan dove aveva una rimessa di auto a noleggio. Un giorno un gruppo di estremisti islamici attaccò il suo vicino di casa, un cristiano. Iqbal avrebbe potuto far finta di niente, voltare la testa da un’altra parte come fanno in molti. Invece decise di intervenire difendendo quell’uomo. E compromettendo così la sua vita e quella dalla sua famiglia: di suo padre, sua moglie e dei suoi figli di 3 e 5 anni. L’unico modo per non essere ucciso era nascondere moglie e figli e fuggire con il padre verso l’Europa.
Oggi Iqbal si trova in Grecia (il padre è morto durante il viaggio) ma in base all’accordo siglato a marzo scorso dall’Unione europea con la Turchia rischia di essere rimandato in Turchia e da lì rimpatriato in Pakistan dove quasi certamente verrebbe ucciso. Per evitare questo, il 29 novembre è stato presentato da Carlos Jiménez Villarejo, ex pubblico ministero anticorruzione spagnolo, un ricorso alla Corte di Giustizia europea in cui si chiede di verificare la legalità dell’accordo siglato il 18 marzo scorso e di annullare le disposizioni che prevedono il trasferimento in Turchia di tutti quei migranti considerati irregolari e arrivati sulle isole dell’Egeo dopo il 20 marzo scorso. Un parere positivo da parte della Corte di Strasburgo non significherebbe solo la salvezza per Iqbal ma renderebbe nullo lo stesso accordo, evitando così che i quasi ventimila profughi che oggi si trovano sulle isole greche vengano rimandati in Turchia.
Per sostenere questa causa un nutrito alcuni intellettuali europei e non solo ha scritto nei giorni scorsi una lettera aperta alle principali istituzioni europee (dal presidente, ormai dimissionario, del parlamento Ue Martin Schulz a quelli del Consiglio e della Commissione Ue, Tusk e Juncker, alla rappresentante della politica estera Federica Mogherini – chiedendo di mettere subito fine alla contestata intesa con Ankara. «L’accordo – chiedono, tra gli altri, Noam Chomski, l’ex ministro greco dell’economia Yanis Varoufakis, il musicista Brian Eno, l’europarlamentare Barbara Spinelli – serve allo scopo dichiarato di ‘fermare la migrazione irregolare dalla Turchia alla Grecia’, oppure è un meccanismo surrettizio e perverso per permettere agli Stati membri dell’Ue di negare le proprie responsabilità verso i richiedenti asilo e i rifugiati che raggiungono le nostre coste?».
Nel ricorso presentato ai giudici di Strasburgo si ricorda anche come l’accordo Ue-Turchia contraddica quanto previsto dalla carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, «violando apertamente diritti fondamentali come quello alla vita, alla dignità e alla libera circolazione» delle persone.
Diem25, il movimento politico lanciato da Varoufakis, ha lanciato la petizione #stopthedeal che si propone di raccogliere 50 mila firme a sostegno della richiesta di abrogare l’accordo con la Turchia (https://diem25.org/stopthedeal-it).
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