by il manifesto | 3 Dicembre 2016 10:16
Qualunque sarà l’immagine politica dell’Europa nel 2017, viste le elezioni francesi e tedesche, le potenziali ricadute politiche del referendum in Italia ed Austria, rimane un nodo ancora insoluto, ovvero l’Ucraina. Kiev e Mosca sono fermi agli accordi di Minsk, che hanno determinato un cessate il fuoco.
Si tratta di una situazione che – se ha smesso di produrre morti per lo più civili – non ha risolto la questione territoriale delle province orientali del paese, ancora in una sorta di limbo giuridico tra Kiev, Mosca e una completa e possibile auotonomia. Nei giorni scorsi la situazione è stata surriscaldata dalla decisione dell’Ucraina di procedere a esercitazioni missilistiche nei pressi della penisola di Crimea, passata alla Federazione russa al termine di un referendum, dopo la conquista del potere a Kiev da parte della destra, capeggiata da gruppi neonazisti, al termine della cosiddetta «Maidan».
«I lanci sono già iniziati, tutto sta andando secondo i piani», ha detto giovedì alla Tass Vladimir Kryzhanovsky, capo del ramo meridionale del servizio stampa delle forze armate ucraine.
Secondo Kryzhanovsky, le esercitazioni testeranno i sistemi missilistici terra-aria a medio raggio S-300. «Lo scopo dell’esercizio è acquisire esperienza nell’utilizzo di questi sistemi missilistici anti-aerei e per controllare la qualità dei razzi, che sono stati riparati, nonché a migliorare le competenze delle unità missilistiche», ha precisato aggiungendo che non vi è stata alcuna risposta da parte russa. Nel frattempo, navi russe della flotta del Mar Nero hanno preso posizione a ovest della penisola di Crimea per fornire difesa aerea al territorio russo.
E ieri a Roma, il ministro degli esteri britannico Boris Johnson ha confermato che contro Mosca è necessario proseguire con la politica delle sanzioni.
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