Pace in Colombia, amnistia per guerriglia e militari
Una legge “storica”. Così il governo colombiano ha commentato l’approvazione dell’amnistia da parte del Senato: “il primo passo per consolidare la pace”, ha detto Santos, insignito del Nobel per aver portato a casa la firma degli accordi con la guerriglia marxista delle Farc. Il testo prevede un trattamento giuridico speciale, amnistia e indulto ai componenti delle Farc accusati di reati politici, e riguarda anche i militari.
Esclude dai benefici i responsabili di delitti di lesa umanità, genocidio, violenze sessuali, tortura ed esecuzioni extragiudiziarie. Chi confessa i crimini più gravi davanti a un tribunale speciale che dovrà presiedere alla giustizia di transizione, potrà accedere alle pene alternative al carcere. Se non accetta e viene ritenuto colpevole, dovrà scontare una pena che va da 8 a vent’anni.
Entro il 30 gennaio si saprà quanti guerriglieri verranno esclusi dalla disposizione di legge. Gli agenti dello Stato o i civili responsabili di violenze nel conflitto armato (che dura da oltre cinquant’anni) interessati dall’amnistia sarebbero circa 5.000, e circa 1.200 quelli che uscirebbero dal carcere. Il Senato ha approvato la legge con 69 voti a favore e nessun contrario. In precedenza, l’amnistia era passata alla Camera con 121 voti a favore e nessuna opposizione.
L’estrema destra del Centro democratico, diretto dall’ex presidente Alvaro Uribe, in prima fila contro gli accordi di pace, ha partecipato alla discussione in entrambe le Camere, ma è uscito dall’aula al momento del voto. Le Camere hanno deliberato in sessione straordinaria, in base a una procedura d’urgenza (fast track) stabilita il 24 novembre scorso, al momento della firma dell’accordo rivisto, dopo la bocciatura al referendum voluto da Santos. Ora l’ultima parola spetta alla Corte Costituzionale la cui decisione verrà ratificata da Santos.
Potrà allora cominciare la smobilitazione dei circa 5.700 guerriglieri che avevano bloccato il processo di rientro nella vita politica a causa dei ritardi nell’approvazione della normativa. Ora potranno trasferirsi nelle 26 zone stabilite dagli accordi, in attesa che si apra davvero la fase del post-accordo.
Un percorso tutt’altro che lineare in un paese che, in America latina, gioca lo stesso ruolo di Israele in Medioriente. Un ruolo che, se i decisori rimangono gli stessi, avrà una ulteriore accelerazione con la firma degli accordi di partenariato con la Nato, annunciata da Santos. E resta in sospeso l’accordo con l’altra guerriglia storica, quella guevarista dell’Eln, che ha auspicato la ripresa dei negoziati.
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