by Roberto Ciccarelli, il manifesto | 10 Novembre 2016 9:22
Adl Cobas e Si Cobas hanno siglato un accordo nazionale con i principali corrieri Tnt, Brt, Gls che rappresentano il 60 per cento del mercato italiano. Insieme alla Sda, che ha firmato una dichiarazione di intenti e si è impegnata ad applicare le stesse condizioni, questi gruppi fanno parte della Fedit, la più grande associazione di categoria in un settore che conta 200 mila addetti.
L’intesa modifica il contratto della logistica firmato dai sindacati confederali scaduto a dicembre 2015 e riconosce il ruolo dei sindacati di base nella contrattazione. Risultato di un lungo e accidentato percorso, l’accordo scadrà il 31 marzo 2018. Per i sindacati di base ha un valore politico rilevante perché consolida i risultati ottenuti dall’impetuoso ciclo di lotte nella logistica dell’ultimo quinquennio e registra una controtendenza in una fase difficile per il lavoro in Italia, il paese del Jobs Act. Protagonista è senz’altro una forza lavoro in maggioranza straniera, protagonista di picchetti decisi che ha dovuto spesso subire cariche della polizia durante vertenze durissime, come non se ne vedevano da anni. Oggi è diventata un punto di riferimento non solo nell’organizzazione sindacale, ma per i diritti del lavoro e di cittadinanza.
L’accordo riguarda le condizioni contrattuali che dovranno essere rispettate dagli appaltatori nei magazzini della logistica. Oltre ai buoni pasto e al discorso sull’inquadramento e sui livelli, viene stabilito che, in caso di cambio di appalto, i lavoratori presenti in un magazzino hanno il diritto di passare al nuovo appaltatore alle stesse condizioni contrattuali e retributive del vecchio, mantenendo l’anzianità. In caso di infortunio, i lavoratori avranno l’integrazione al 100% a partire dal primo giorno. Nella maggioranza dei magazzini, non è prevista alcuna integrazione da parte delle cooperative.
Si punta, inoltre, a prevenire infortuni invalidanti e a rafforzare la sicurezza sul lavoro. Nel malaugurato caso che avvengano, in presenza di un’invalidità del 26%, le aziende assicureranno 500 euro di rendita mensile o una somma pari fino a 150 mila euro per lavoratori di 40 anni. Non sarà inoltre possibile usare l’«esclusione da socio» come forma surrettizia per il licenziamento. L’intesa stabilisce i diritti della rappresentanza sindacale con i relativi doveri sullo sciopero. L’agitazione dovrà essere comunicata in maniera scritta e lo sciopero sarà indetto dopo un esito negativo del tavolo di trattativa.
«L’accordo – sostiene Gianni Boetto, portavoce Adl Cobas – è una grande novità nel panorama del sindacalismo di base. Un ciclo di lotte ha costretto un padronato che fino a qualche anno fa non voleva neanche sentire parlare dei Cobas a un’intesa. I rapporti di forza hanno modificato la costituzione materiale dei rapporti sul lavoro e hanno portato a un cambiamento del diritto. La novità è anche culturale perché dimostra che le nuove forme sindacali e i conflitti sociali possono cambiare la situazione in Italia». «Ora il problema è applicare questa intesa in tutto il settore della logistica – aggiunge Aldo Milano, portavoce Si Cobas – I gruppi con cui abbiamo firmato sono importanti, ma rappresentano solo il 3 per cento della forza lavoro presente nel settore. È un accordo importante perché lancia un segnale forte verso altri settori. In Italia, negli ultimi tempi, solo i ferrovieri hanno fatto lotte significative, senza tuttavia ottenere ancora risultati. Con questi accordi abbiamo dimostrato che si possono ottenere risultati con le lotte. È in controtendenza a livello nazionale, un esempio da allargare a tutti».
***Logistica, la ribellione dei migranti contro lo sfruttamento brutale[1]. Intervista a Giorgio Grappi, autore di “Logistica”
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