USA-Messico. Un muro lungo 3.200 chilometri

USA-Messico. Un muro lungo 3.200 chilometri

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NOGALES (Arizona) A pochi metri dal confine con l’Arizona, erano in tanti a seguire lo spoglio elettorale americano. Potenziali immigrati, famiglie che hanno i parenti che vivono negli Usa e loro, i re del traffico. I contrabbandieri di uomini e droga. La vittoria di Trump può avere un grande impatto. Tutti si chiedono se e come creerà la grande muraglia.

I numeri

Dei circa 3.200 chilometri di confine Usa-Messico circa 1.070 sono già protetti da ostacoli: 1) Il muro vero. 2) Palizzate in rete. 3) Barriere costruite con le piattaforme in metallo «reduci» dei conflitti in Vietnam e nel Golfo. 4) Strutture per bloccare il passaggio di veicoli. 5) Recinzione elettronica composta da sensori, telecamere. 6) Filo spinato. Poi vi sono zone, quelle più impervie e lungo il Rio Grande, dove non esiste nulla. In Arizona, uno dei punti più esposti la situazione è la seguente: 123 miglia di protezione contro l’attraversamento a piedi; 180 miglia contro il transito di mezzi; 66 miglia scoperte. Lo Stato del Sudovest è uno dei pochi ad avere stanziato un proprio budget di 750 milioni di dollari per aumentare le difese. 750 è un numero che ritorna: è quello delle miglia che i repubblicani vorrebbero blindare. Una compagnia israeliana sta lavorando ad una nuova versione della «rete invisibile», composta appunto da macchine che vedono, sentono, inquadrano per poi permettere alla Border Patrol di intercettare gli intrusi.

I fondi

Di denaro ne serve tanto. Il neopresidente ha parlato di una spesa oscillante tra i 10 e i 12 miliardi di dollari. Altri l’hanno abbassata della metà. Altri ancora l’hanno raddoppiata. Cifre diverse perché ci sono molti progetti sul tavolo. Una che trova d’accordo i «tecnici» — e probabilmente anche Trump — prevede non di alzare la palizzata esistente, bensì di raddoppiarla. Ossia una seconda recinzione, con in mezzo una strada pattugliata dagli agenti. In modo da creare un percorso a ostacoli per chiunque provi a violarla e contenere il flusso. Perché è noto che contrabbandieri e clandestini sono capaci di superare agevolmente il muro: un video mostra che bastano appena 18 secondi. I narcos (e affini) hanno sviluppato tattiche e si adeguano. Scavano sotto, come a Nogales e Tijuana le due città dei tunnel segreti. Impiegano rampe poggiate su veicoli. Tagliano la rete. La sfondano con i cric. Oppure, sfidando deserto, calore e scorpioni, mandando i loro portatori a ovest di Nogales, nella riserva indiana Tohono. Qui la giurisdizione è dei nativi, anche se la Border Patrol sorveglia. La frontiera in questo settore ha uno sbarramento piuttosto basso o neppure quello. Sarà dura modificarlo. I capi della tribù hanno già fatto sapere che non concederanno mai l’autorizzazione.

Le vittime

Non va dimenticato che il «muro» è stato ampliato sotto i democratici e che è stato Bill Clinton a varare un piano che ha lasciato esposta l’area desertica proprio per mettere gli illegali davanti ad un bivio. Provano ad attraversare i quadranti sorvegliati, con il rischio di essere intercettati oppure tentano lungo il Camino del Diablo , sfidando le insidie climatiche e geografiche. Dal 2001 sono oltre 2.500 i migranti trovati senza vita nella regione, numero che va moltiplicato almeno per tre. Valutazione espressa dalle associazioni umanitarie che abbiamo accompagnato lungo sentieri difficili.

Gli uomini della frontiera

Jim Chilton è il proprietario di un ranch che si estende fino alla frontiera. Lui e la moglie Sue si considerano abbandonati nella «terra di nessuno». Difficile non dare loro ragione. La linea che marca la divisione con il Messico è un fil di ferro. La zona è attraversata da gruppi di spalloni della droga, spesso protetti da scorte armate di kalashnikov, una spola così intensa che lui ha sistemato delle telecamere nascoste per filmarli. È una processione di uomini in mimetica, con zaini e sacche, le scarpe protette da pezze per non lasciare orme. Gli immigrati ci provano sempre, anche se non come nel passato. Nell’anno fiscale 2016 la polizia ha catturato circa 600 mila clandestini sull’intero lato meridionale degli Usa, il 23 per cento in più rispetto al 2015. Un affare per il racket che spesso chiede 4 mila dollari per portarti fino alla più vicina cittadina statunitense. Oltre agli arresti le deportazioni. Durante l’amministrazione Obama è stato raggiunto il picco: oltre 2,5 milioni. Dati che scivolano via su chi pensa nel tradimento da parte di Washington. Ora Jim spera che le cose cambino. Preoccupazioni per chi si sente minacciato nel suo quieto vivere, fatto di lavoro, legame con la terra, tradizioni. Poi la cena al tramonto preceduta da una breve preghiera. Il cowboy non è un cacciatore di stranieri, tutt’altro. Auspica una legge sull’immigrazione, chiede sicurezza. Discussioni che non possono prescindere da due aspetti. Il primo è la domanda di braccia: l’America ne ha bisogno, senza di loro tutto si ferma. Anche il secondo è una domanda: quella della droga. I cartelli mandano i loro carichi perché la richiesta di stupefacenti negli Usa non conosce «inappetenza». Dimenticarlo è un errore capitale.

Guido Olimpio

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