Emailgate. L’FBI fa dietrofront. Hillary non verrà incriminata
NEW YORK L’Fbi non procederà all’incriminazione di Hillary Clinton per il caso email. James Comey, direttore del Federal bureau of investigation, lo ha comunicato al Congresso, ha rivelato ieri il deputato repubblicano Jason Chaffetz. La notizia piomba a poche ore dal voto dell’8 novembre. Comey sostiene che i nuovi messaggi recuperati nel computer di Anthony Weiner, ex marito di Huma Abedin, la collaboratrice più stretta di Hillary, non cambiano le conclusioni che lui stesso aveva diffuso ufficialmente il 5 luglio. Vale a dire: secondo l’Fbi, Clinton ha gestito con «estrema superficialità» la posta elettronica quando era Segretario di Stato, ma non ci sono gli estremi per configurare un reato penale. È forse l’ultima sorpresa della campagna. Il 28 ottobre, lo stesso Comey aveva spiazzato tutti, annunciando in una lettera inviata ai parlamentari che avrebbe riaperto il caso. Adesso, dopo soli nove giorni, lo chiude in modo altrettanto repentino e sorprendente. Gli esperti erano convinti che ci sarebbero voluti mesi per esaminare 660 mila messaggi.
Ora le polemiche continueranno, cambiando senso di marcia. Hillary Clinton si compiacerà della decisione; Donald Trump la contesterà. Di sicuro la reputazione di James Comey esce ammaccata. Nei giorni scorsi il direttore dell’agenzia era stato sconfessato dal presidente Barack Obama.
La mossa dell’Fbi potrebbe ora dare un’altra spinta alla corsa di Hillary che ieri già aveva guadagnato qualche lunghezza su Trump. Gli ultimi sondaggi le assegnano un margine che va dal 4% ( Nbc/Wall Street Journal ) al 2,3% del New York Times . Nel voto anticipato, forte incremento nell’affluenza degli ispanici (+170 mila in Florida, rispetto al 2012), che la sostengono. E la Florida è uno Stato decisivo.
Giuseppe Sarcina
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