La manovra economica
ROMA. «Siamo stati signori perché potevamo mettere anche 1,1 o l’1,2 per cento», dice Renzi nella conferenza stampa che ha seguito il consiglio di ministri, durato meno di un’ora, che ieri ha varato la terza «Finanziaria» del governo (da quest’anno: legge di Bilancio). Nessuna forzatura dunque sul Pil, sul quale vigila ancora l’Upb, ma lo «strappo» sul deficit c’è stato. Nessuna slide particolare, comunicati scarni e solo un accenno: nel 2017 salirà al 2,3 per cento, dal 2 per cento appena scritto della nota di aggiornamento al Def. «Emergenza sisma e immigrazione, di cui l’Italia ha sopportato i maggiori oneri in Europa», ha reclamato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che conta di avere un «fuori patto» di 0,2 punti già dal prossimo anno. La cifra finale si colloca così appena sotto il 2,4 autorizzato dal Parlamento e lunedì sarà inviata a Bruxelles dove comincerà il difficile esame. Le risorse in più chieste per i migranti non si disperderanno e Renzi ha annunciato il conferimento di 500 euro a migrante l’anno, una tantum, per i Comuni che si sono prestati all’accoglienza.
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