La manovra economica

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ROMA. «Siamo stati signori perché potevamo mettere anche 1,1 o l’1,2 per cento», dice Renzi nella conferenza stampa che ha seguito il consiglio di ministri, durato meno di un’ora, che ieri ha varato la terza «Finanziaria» del governo (da quest’anno: legge di Bilancio). Nessuna forzatura dunque sul Pil, sul quale vigila ancora l’Upb, ma lo «strappo» sul deficit c’è stato. Nessuna slide particolare, comunicati scarni e solo un accenno: nel 2017 salirà al 2,3 per cento, dal 2 per cento appena scritto della nota di aggiornamento al Def. «Emergenza sisma e immigrazione, di cui l’Italia ha sopportato i maggiori oneri in Europa», ha reclamato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che conta di avere un «fuori patto» di 0,2 punti già dal prossimo anno. La cifra finale si colloca così appena sotto il 2,4 autorizzato dal Parlamento e lunedì sarà inviata a Bruxelles dove comincerà il difficile esame. Le risorse in più chieste per i migranti non si disperderanno e Renzi ha annunciato il conferimento di 500 euro a migrante l’anno, una tantum, per i Comuni che si sono prestati all’accoglienza.

La mossa dell’ultima ora che ha aumentato il deficit permette di rinunciare al taglio di un miliardo del Fondo sanitario nazionale, cui si era opposta la ministra Beatrice Lorenzin. Il Fondo salirà come previsto di 2 miliardi a quota 113 miliardi. Questo non impedirà comunque anche alla spendig review di essere rafforzata: 3,3 miliardi invece di 2,6 miliardi.
Tutto ciò in un quadro in cui la manovra lorda, dunque in termini di risorse impiegate, cresce: si porta a quasi 27 miliardi contro i 24,5 della vigilia. «Merito e bisogno, tenere insieme competitività ed equità, dare una chance a chi ci prova e una mano a chi non ce la fa», ha spiegato il premier dando il senso generale della manovra.
Contribuiscono al sociale il pacchetto pensioni, che sale a 7 miliardi, con anticipi e quattordicesima, quello famiglia che arriva a 600 milioni, lo student act e l’operazione «recupero cervelli». Alle scuole pubbliche e paritarie va un miliardo in più, mentre alla povertà si riservano 500 milioni grazie a quelli che Renzi ha definito «risparmi istituzionali». Trova spazio anche una nuova riduzione del canone Rai: il prossimo anno si pagheranno 90 euro contro gli attuali 100. Per il terremoto del Centro Italia 4,5 miliardi.
Ma è il pacchetto di misure sulla competitività che dovrebbe essere il piatto forte della manovra: riduzione dell’Ires al 24%, nuova Iri, la tassa “flat” per imprese individuali sempre al 24%, superammortamenti e sconti per investimenti in ricerca, il fondo di garanzia per il credito alle piccole e medie imprese. Nell’offrire il pacchetto 4.0 Renzi lancia un monito agli imprenditori: «Tocca a voi essere imprenditori e non “prenditori”: vediamo chi mette i soldi nel paese e non nelle tasche».

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