Condoni e stretta sulle imprese Il doppio binario del Fisco
Nel Pinocchio di Collodi il giudice fa arrestare il burattino colpevole di essersi fatto rubare le monete d’oro dal gatto e dalla volpe, che la fanno franca. Nella legge di Stabilità appena varata emerge un’altra inversione di senso tipicamente italiana: il governo tende a far risaltare certe novità dagli effetti controversi, mentre dà l’impressione di voler passare sotto silenzio quelle più utili e virtuose. La divergenza è così netta da far pensare che nell’esecutivo qualcuno consideri solo le prime popolari, mentre altre che alla lunga sarebbero più nell’interesse degli italiani sembrano così tossiche che è meglio non parlarne.
Niente di tutto questo ha impedito al governo di inserire nella sua proposta di legge di Bilancio misure fiscali del secondo tipo, efficaci nella lotta all’evasione. In particolare, c’è un’iniziativa potenzialmente in grado di trasformare il rapporto di cinque milioni di piccoli e medi imprenditori italiani con il Fisco: la fatturazione elettronica delle transazioni fra imprese private, con segnalazione digitale all’Agenzia delle Entrate a scadenze costanti. Un adeguamento tecnico, a prima vista. Ma quando di recente è scattato in Portogallo, il governo di Lisbona si è accorto che le entrate da imposte indirette salivano del 10% anno dopo anno.
La proposta anti evasione viene dall’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco e dal Nens, il centro studi da lui fondato, e secondo gli autori può far emergere nel tempo gettito per 40 miliardi di euro che permetterebbe di ridurre le aliquote fiscali. Se la stima sembra iperbolica, non sarebbe la prima di Visco e del Nens a trovare conferma. Da loro nel 2015 il governo di Matteo Renzi ha preso l’idea del cosiddetto «split payment» — lo Stato versa l’imposta sul valore aggiunto (Iva) per conto delle imprese con cui ha dei contratti — e questa da sola ha generato tante entrate in più da tenere il deficit sotto controllo malgrado la frenata dell’economia.
Con la fatturazione elettronica segnalata all’Agenzia delle Entrate, diventerebbe impossibile per un’impresa nascondere al Fisco una transazione con una seconda azienda che su quel pagamento detrae l’Iva. Resta solo da capire in che misura il governo spingerà nei prossimi anni per diffondere questo meccanismo e renderlo obbligatorio.
Nel frattempo, comunicate con più enfasi, sono arrivate nella legge di Stabilità anche misure di segno opposto: sanatorie e condoni come quelli che in Italia si promette sempre di abbandonare, perché minano la credibilità del Fisco e la fedeltà dei contribuenti. L’aspetto che molti osservatori nel resto d’Europa seguiranno con più attenzione riguarda la seconda ondata della «voluntary disclosure», la regolarizzazione di capitali nascosti al Fisco pagando una quota sul loro valore. Dal governo è filtrato che il provvedimento potrebbe riguardare anche somme in contanti nascoste in Italia, non solo in conti anonimi all’estero. Fosse vero, una misura del genere aprirebbe una via di Stato al riciclaggio legale di proventi della corruzione o di altri traffici illegali da parte di organizzazioni di qualunque tipo. Anche per questo i dettagli della legge di Stabilità verranno studiati da vicino dalla Commissione Ue.
La stessa «abolizione» di Equitalia, in realtà un accorpamento nell’Agenzia delle Entrate dell’organismo di riscossione, contiene sconti e sanatorie perché cancella penali e interessi sugli arretrati fiscali. La decisione (con le relative stime sulle nuove entrate una tantum) sarebbe stata presa solo sabato mattina, poche ore prima di varare la legge di Stabilità, dunque molti dettagli restano da definire. Ma se il gettito previsto è di circa 4 miliardi, in prevalenza su singoli arretrati di non oltre 15 mila euro, allora è probabile che il governo condoni così debiti fiscali in penali e interessi di un valore compreso fra uno e quattro miliardi. Sarebbe una sanatoria sulla repressione dell’evasione — un ossimoro istituzionale — con un effetto collaterale in più: dato che i dipendenti di Equitalia lavorano in base al contratto privato dei bancari, in una fusione con l’Agenzia delle Entrate si apre l’occasione per risolvere il problema dei dirigenti di quest’ultima declassati perché non hanno mai vinto un concorso.
È dunque tirata verso due direzioni opposte, la politica sull’evasione nella legge di Bilancio. E visto da fuori deve sembrare uno strano Paese, quello in cui un governo si sente al sicuro se tiene sottotraccia le misure che inducono al rispetto della legge, ma si vanta di quelle con cui condona (di nuovo) chi la infrange.
Federico Fubini
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