by Lorenzo Salvia, Corriere della Sera | 24 Ottobre 2016 9:11
ROMA Se ne parla da giorni ma alla fine dovrebbe arrivare oggi la lettera della Commissione europea all’Italia con le richieste di chiarimento sul disegno di legge di Bilancio, la vecchia Finanziaria. Non siamo l’unico Paese sotto la lente di Bruxelles: chiarimenti saranno chiesti anche a Belgio, Spagna, Portogallo, Estonia, forse pure Francia e Olanda. Al governo italiano la Commissione esprimerà i suoi dubbi sulle troppe misure una tantum previste per far quadrare i conti. Il governo italiano è pronto a rispondere che la loro portata è stata ridotta, limando la rottamazione delle cartelle di Equitalia, ed eliminando di fatto il contante dalla nuove edizione della voluntary disclosure , la procedura per l’emersione dei capitali nascosti al Fisco. Un altro chiarimento sarà chiesto sul piano Casa Italia, il piano di incentivi per la messa in sicurezza antisismica degli edifici. Bruxelles lo considera un intervento strutturale e non emergenziale, quindi non utilizzabile per ottenere un margine aggiuntivo di flessibilità nel rapporto fra deficit e Pil. Ma per il governo italiano la messa in sicurezza è un’operazione anche di emergenza perché l’Italia è un Paese ad alto rischio sismico come insegna il recente passato e quindi non è possibile escludere altre catastrofi nei prossimi anni. Nessun problema da Bruxelles, invece, sulle spese aggiuntive per la ricostruzione della zona di Amatrice e per i migranti.
Ospite della trasmissione In Mezzora di RaiTre, Matteo Renzi minimizza: «La Lettere dell’Europa? Ormai le lettere sono fisiologiche. Non è importante, non è decisivo». Il presidente del Consiglio parla anche dei tempi del disegno di legge di Bilancio: «Arriverà in Parlamento in settimana. Siamo assolutamente in regola, il termine del 20 ottobre non è perentorio». E torna, con una battuta, anche sulla cancellazione di Equitalia: «Cucù, Equitalia non c’è più». In realtà l’operazione è molto più complessa di quanto sembri. Il primo problema riguarda il vertice. Il capo della nuova Agenzia delle Entrate-Riscossione, dice il decreto fiscale, sarà il direttore dell’attuale Agenzia delle Entrate. Ma non è automatico che tocchi a Rossella Orlandi visto che il suo incarico scade proprio a giugno, cioè alla vigilia della creazione della nuova struttura che nascerà a luglio. Ma il vero problema riguarda i dipendenti. La nuova Agenzia sarà un ente pubblico economico, quindi fuori dal perimetro della pubblica amministrazione. Per il momento a protestare sono gli 8 mila dipendenti di Equitalia, società controllata dal ministero, ma in realtà per loro ci dovrebbero essere meno complicazioni. Il vero choc potrebbe arrivare per chi lavora adesso nella vecchia Agenzia delle Entrate. Loro sono dipendenti pubblici a tutti gli effetti. Spostarli nella nuova struttura significa chiedere loro di rinunciare al posto pubblico. Per questo saranno convocati uno a uno per chiedere loro di accettare. Ed è possibile che, proprio come nel film di Checco Zalone, molti di loro non accettino. Trasformando l’operazione in un vero e proprio rebus.
Nel decreto fiscale c’è anche l’obbligo di fatturazione elettronica dell’Iva ogni tre mesi. Una misura che in tre anni, secondo il governo, dovrebbe portare un gettito aggiuntivo di 9 miliardi. E anche una nuova Spending review a carico dei ministeri per 417 milioni di euro. In larga parte si tratta dell’effetto di misure già previste in passato. Il taglio più pesante (174 milioni) è a carico del ministero dell’Economia. Segue quello delle Infrastrutture con 112. E poi Cultura e Turismo con 50. Ma non si era detto che doveva essere questo il settore chiave per far ripartire l’economia del Paese?
Lorenzo Salvia
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